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Storie di vita

Ho sempre amato i libri ed i film di reportage dei giornalisti in guerra.

Da Niente e così sia di Oriana Fallaci, che quasi mi portò in Vietnam al film visto stasera “A private war” che si conclude con la sua morte in Siria.

Mi ritorna in mente il mio caro amico Raffaele sopravvissuto ai missili a Beirut ed al rapimento.

I racconti dei coach in Oman, i loro giocatori siriani che provavano ad occupare le case in cui erano stati ospitati come fratelli. La figlia dell’amico coach rimasta paralizzata per la mancanza di medicine. Ricordo ancora le lacrime del papà nel raccontarmi la tragica storia.

Poi stasera vedo il film che racconta della Siria e mi chiedo degli splendidi amici che mi accompagnarono nel viaggio a Damasco. Quanti saranno sopravvissuti? Loro vedevano nel giovane Assad, medico cresciuto in Inghilterra, una speranza.

Come vorrei incontrare gli amici siriani, dei paesi del Golfo e dell’Oman!

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A spasso nel basket di tutto il mondo, noi cosa possiamo fare?

Pomeriggio dedicato al l’aggiornamento, in sequenza vedo lo sfortunato finale dell’Under 20 Femminile, la vittoria dell’Under 18 con il Montenegro, la semifinale in cui la Spagna distrugge la Grecia, con un 2.11 che gioca come un’ala, dopodiché su YouTube occhieggiano altre partite. La finale Under 16 africana tra Mali ed Egitto che vince ma dall’altra parte un numero di atleti 2003 e 2004 impressionante. Incredibile pensarli vicino ai nostri. Ho dato un occhio anche alla finale femminile Under 16, sempre tra Egitto e Mali. A questo punto ricordo il suggerimento di Claudio Crippa e cerco la finale del mondiale Under19 tra USA e MALI. Una partita puramente atletica con un basket semplicissimo, forse i puristi si scandalizzerebbero. Impossibile tirare sotto il canestro del Mali, ufficialmente 12 le stoppate ma a me sembrano molto di più. Un centro del 2002 enorme, un’ala molto interessante ed un piccolo che comanda.

Il mio pensiero della notte: pensando a tutte queste partite, noi non potremo mai competere su questi livelli di atletismo, ma se non miglioriamo in questo aspetto non potremo giocare neanche in Europa, soprattutto dobbiamo migliorare tecnicamente allenandoci di più e, forse, giocando di meno.

P.s. Per la cronaca primo tempo con il Mali sempre avanti poi nel terzo quarto break decisivo con chiusura sul 93-79. Ma il Mali davanti a tutte le squadre europee.

FIBA U19 World Championship

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Basket, social, ignoranza

Quando ti trovi una notizia in cui il “patron”, così lo definiscono, dichiara che il suo allenatore, appena licenziato, è stato il più grande di tutta la storia della società, resti senza parole. L’allenatore ha fatto molto bene negli anni, ed è un’ottima persona, ma in questa società hanno allenato Elio Pentassuglia, Riccardo Sales, Massimo Mangano ed Arnaldo Taurisano!

Ormai pur di parlare si dice di tutto! Ridere, piangere? Restare senza parole !

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Emozioni, dolore, serenità…

Sono stati due giorni intensi in cui questi sentimenti si sono alternati in me, condivisi con le persone che ho incontrato, la famiglia Taurisano, la grande famiglia del basket, tutti coloro che hanno voluto salutare il Tau per l’ultima volta.

Una persona su tutte, Mamma Tau, come io la chiamo, l’adorata moglie Germana, che è riuscita lei a dare a noi tutti la forza, una vitalità straordinaria trasmessa con gli occhi e con le parole, fino all’ultimo “Ciao Papi”.

Fin da sabato quando tanti giocatori ed amici sono venuti a vederLo, lei era felice dell’affetto che tutti avevano per il Tau, partecipe con noi di mille ricordi degli anni passati insieme e forte come una roccia.

In chiesa c’erano tante persone, la Pallacanestro Cantù al completo, dal Presidente Allievi ai giocatori cresciuti con il Tau, Pierlo, Charlie, Farina, Merlati, Della Fiori, tanti altri che faticavo a riconoscere, Valerio Bianchini, il suo assistente, che ha sublimato i suoi insegnamenti con le vittorie e la capacità di formare atleti ed allenatori. Tanti amici, qualche tifoso napoletano, Pino Motta suo giocatore a Napoli.

Qualche assenza veramente inspiegabile ma conoscendo il Tau lui ci avrebbe fatto una delle sue battute taglienti ed una bella risata.

Claudia Taurisano mi ha chiesto se volevo dire qualcosa per ricordarlo, un grande piacere ma è stato veramente difficile, l’emozione non era facile da controllare, mi sono trovato a parlare tra Allievi e Recalcati cercando di portare il mio ricordo personale, la gratitudine di noi allenatori e di tutta la Napoli cestistica che domenica ha giocato con il lutto per ricordarlo

Per me il Tau era il mitico COACH DI CANTU’ quando bimbo quindicenne giocavo partite solitarie nel mio giardino, tra Forst e Simmenthal per cui tifavo, imitavo Vittori, Pieri, Marzorati, il gancio di Merlati.

Quando iniziai ad allenare nel 1973 Basketball Boom Story era la bibbia, La Pallacanestro, di cui avevo solo le fotocopie, il vangelo. Mi esaminò a Rimini nel 1981 per il corso allenatore nazionale, ero terrorizzato.

Nel 1982 mi volle come assistente a Napoli, si presentò a Chianciano con i suoi quadernoni con la programmazione completa, le difese, gli esercizi, gli schemi, IMPRESSIONANTE la sua metodologia, un’organizzazione all’avanguardia.

Ma non avevo capito ancora nulla, perché il TAU era fondamentalmente un uomo di campo estremamente pratico, un grande conoscitore di uomini che sapeva scegliere e gestire, anche i lazzaroni come li definiva lui.

Una simpatia dirompente, una capacità di risolvere ogni problema con coerenza, decisione ed un sorriso, divenne un idolo a Napoli insieme a Mamma TAU, l’inseparabile Germana.

Quando decise di smettere mi disse “Roberto non mi riconosco più in questo mondo, voglio dedicarmi alla mia famiglia ed alla mia azienda” ed uscì in punta di piedi.

Ho continuato a collaborare con lui per la formazione con il CNAG ed il CNA, per i suoi ultimi libri ma soprattutto ho avuto da lui i consigli che, mio padre morto in quegli anni, non poteva più darmi.

I consigli del TAU… diretti, taglienti ma preziosi che mi hanno aiutato a scegliere la giusta via da percorrere.

Io non sono mai stato un grande allenatore ma ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi coach degli ultimi 50 anni, il TAU è stato il primo e mi ha insegnato a diffidare da chi mette distanza, da lui ho imparato che i grandi sono persone semplici e dirette, grazie a te maestro di vita e di sport!

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Taurisano, la storia va insegnata

Era il maggio 1979 quando mi trovai di fronte a lui a sostenere l’esame del corso allenatore nazionale a Rimini. Fu il mio primo contatto diretto ma i suoi insegnamenti avevano già tracciato il solco su cui si muoveva la mia carriera di allenatore.

Basket Boom Story fu il primo libro di basket significativo che ho letto.

Ma la sua proverbiale organizzazione e capacità di strutturare gli allenamenti e una stagione mi era stata passata da Ugo Schaeper che lo aveva seguito nei suoi Camp estivi.

Tau era formidabile nell’organizzare tutto. Ricordo ancora la sua lezione nel luglio 1978 alla palestra della Basilica di San Paolo, sul contropiede. Ogni giocatore aveva un numero ed un compito ben definito, nelle dimostrazioni c’era qualcuno che rischiò di restare sul campo a furia di correre.

Solo dopo scoprii quel monumento dell’insegnamento che è “La pallacanestro ” con una descrizione perfetta di ogni fondamentale.

Da lontano intimoriva ma quando dopo qualche anno mi ritrovai al suo fianco a Chianciano scelto come assistente, grazie a Santi Puglisi, scoprii un uomo straordinario.

Come tutti i grandissimi, semplice, leale, diretto, disponibile, da allora è diventato un mio riferimento nella vita sportiva e personale.

A Cantù era diventato famoso per aver costruito una squadra con tanti ragazzi del vivaio ed aver dato uno stile di gioco che è rimasto tale per decenni: il contropiede di Cantù con Marzorati e Recalcati è indimenticabile, come la mitica foto del muro di Cantù, emblema della sua capacità di giocare con i centri.

La sua difesa era preparata in ogni singolo aspetto, individuale e zona. Ricordo che proprio a Chianciano mi spiegò le due difese che tanto ci aiutarono quell’anno: la 21 e la 12. Erano semplici si mostrava una 2-3 per poi passare ad una 1-3-1 per adattarsi allo schieramento avversario, e viceversa dalla 1-3-1 si passava a 2-3.

Si fece stampare dei quadernoni in cui era possibile riportare ogni allenamento con esercizi e annotazioni pre e post prestazione.

Tutto era preparato all’inizio della stagione ma era uno schema su cui lui sapeva adattarsi con grande duttilità.

Grande inventore di esercizi funzionali al nostro gioco, ne ricordo uno per tutti “Invertire ” il classico esercizio di 2c2, 3c3 e 4c4 per lavorare sul contropiede.

A Napoli si ambientò subito, forse per i suoi antenati napoletani, divenne più scugnizzo di tutti. Andare in macchina con lui era una esperienza da terrore, si infilava ovunque pronto a rispondere in dialetto a qualunque protesta di noi malcapitati napoletani.

Tra le tante sue conoscenze due erano proverbiali: i funghi e la cucina unita alla conoscenza dei vini. Con lui mi sono appassionato a vino e cucina.

Trovava funghi ovunque, riconoscendo ogni specie, proverbiali i porcini e gli ovoli trovati a Cuma sotto l’Acropoli, o i 5 kg di porcini e coprinus comatus trovati nel villaggio turistico di Taranto dove giocammo un torneo, Marco Bonamico lo prese in giro per mesi per la loro descrizione e forma.

Perché una delle caratteristiche di Tau era proprio questa: aveva il massimo rispetto da tutti, ma era capace di scherzare con tutti.

Fu il primo a portare le squadre a Bormio, al Rezia da Maurizio Gandolfi, eravamo trattati come re, ci si allenava duramente senza sentirlo. Sempre variazioni per la preparazione fisica, imposta anche allo staff, ci arrampicavamo ovunque con i pulmini del Rezia, Val dei Vitelli, Oga, laghi del Cancano… Ma c’era spazio per il relax, a tavola si mangiava di tutto, immancabili i suoi funghi, i giocatori si divertivano fuori del campo e noi giocavamo interminabili partite di carte. Si inventò anche un gioco di carte le cui regole furono scritte su di un tovagliolo, lo “Sfaccimmo”. Una sorta di bridge semplificato. Con il grande Gigi Tufano, Renato Volpicelli giocavamo le ore.

Portò NAPOLI in A1 con una capacità straordinaria di costruire la squadra negli anni, di scegliere americani funzionali al nostro gioco, scoperti con la sua rete di amicizie negli USA. Ricostruì il Muro con Toni Fuss, Lee Johnson e Rudy Woods, che una sera ritrovammo infilati in una 126 con Max Antonelli ed una ragazza, malcapitata proprietaria dell’auto, in giro per Bormio!!

Memorabili i suoi duetti con Nicola De Piano, che riuscì a condurre con grande maestria nel mondo del basket. Ricordo sempre che mai un giocatore fu preso senza il suo consenso. Il Tau organizzava il roster in modo di avere sempre due giocatori, un anno servivano un 4 ed un 5. Il Tau stilò la sua lista con in cima Meneghin poi Polesello ed infine Fuss e Righi. Arrivarono gli ultimi due ma li aveva scelti lui.

Il mio cruccio era l’impossibilità di avere giovani napoletani in squadra, se si esclude Massimo Sbaragli, ma il Tau mi diceva, “Roberto al presidente non interessa, per cui è inutile andare contro le sue direttive generali preferisce giocatori di fuori Napoli “. Molti si sono allenati solo Massimo ha giocato. Era bravo a trovare giocatori giovani da lontano, assecondando la volontà di Depi, sua la scoperta di Riccio Ragazzi, Clivio Righi, Simone Lottici, e tanti USA giovanissimi.

Altra maestria era la capacità di gestire quelli che lui definiva “lazzaroni”. Bastone e carota e rendevano a mille, italiani e stranieri.

Come dimenticare le settimane dei playoff per salire in A1 in cui Rudy Woods era introvabile…

Nella sua organizzazione era geniale, univa attacchi tradizionali a giochi innovativi, ricordo il gioco con il blocco cieco in allontanamento dopo un passaggio consegnato, disegnato per Lee Johnson, che portava straordinari risultati.

Passò due volte per Napoli, la seconda volta lo convincemmo Enzo Caserta ed io, per evitare un arrivo poco gradito per le modalità con cui si propose un altro coach, in apparenza amico, in realtà sibillino. Ma fu un successo!

Scrivendo mi vengono in mente mille episodi, ma mi piace arrivare al suo addio al basket, deciso in autonomia, quando avrebbe potuto dare ancora molto, ma quel mondo non gli piaceva più!

Si lanciò in un’attività imprenditoriale, Il Podologo , un’azienda che fu tra le primissime a produrre plantari studiati con una pedana ad hoc per ciascuno. Ed anche li fu un grande successo!

Si trasferì nella casa che si fece costruire a Polpenazze del Garda ( per prenderlo in giro io dicevo che si era trasferito a polpettone sul Garda), e, dopo qualche collaborazione con il CNA, restò spettatore di un mondo che aveva contribuito a rendere grande.

Da allora i miei rapporti sono rimasti intensi, quando ho avuto momenti difficili o felici li ho sempre voluti condividere con lui, ricevendo consigli saggi.

Ho collaborato con il Tau nella stesura dell’Albero del Basket, una monumentale pubblicazione sui fondamentali, in cui i miei ragazzi napoletani hanno fatto da modelli fotografici.

Il Tau ha continuato con le passioni della sua vita, le piante, i funghi, avendo al suo fianco la straordinaria Germana, compagna di sempre, le figlie ed i nipoti, alcuni dei quali sono un legame forte tra me e lui. Hanno preso la sua rigorosità, la sua testardaggine nel raggiungere gli obiettivi, il cuore immenso, la capacità di andare oltre ogni vicissitudine.

Il Tau è ancora un guerriero nel suo maniero circondato dall’affetto e dal rispetto di tutti. Meriterebbe che tutti conoscessero la sua storia, senza di lui il basket moderno sarebbe diverso. E chiudo con uno dei complimenti più belli che uno dei suoi più grandi allievi, e mio maestro, Valerio Bianchini mi fece, presentandomi come assistente della nazionale sperimentale che nel 1985 andò in Cina: “Roberto è un predestinato è nato nel 1953, perché dico questo? Nel 1923 è nato Cesare Rubini, nel 1933 Arnaldo Taurisano, nel 1943 sono nato io, che il 1953 gli sia di buon auspicio!” Io ho solo avuto l’onore di lavorare ed essere voluto bene da tutti questi grandi, neanche lontanamente mi posso paragonare a loro, ma senza queste persone io non sarei Roberto di Lorenzo.

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Grazie Salvatore: Notizie che non vorresti ricevere

Sto per andare a letto e leggo un post di Ciccio, ma non ci faccio caso, dopo un po’ leggo un altro post e vado a vedere… resto senza parole!

Se la mia vita è cambiata con il basket lo devo a lui, Salvatore Furnari. Lo incontravo al Politecnico, me lo fece conoscere Nando Giordano. Un giorno, facendo fotocopie, mi chiese: “Vuoi venire ad allenare in Partenope?” No.n ci pensai un minuto e divenni il suo assistente con la più forte squadra junior di tutti i tempi: Pepe, Biondi, Prestisimone P., Biccardi, Bove, Mautone, Valentino, D’Orazio, Liguori M., Liguori G, Moschino, di Vincenzo, Coppola. Non fosse nata a Napoli sarebbe arrivata ai massimi livelli, siamo sul 195cm di media. Fantastici fisicamente, bravi tecnicamente, pieni di cazzimma! Il mio è sordio in panchina fu a Torre del Greco, al Liceo Tasso, clamoroso intermezzo con Fausto Silvetti che rincorreva Gigi Tucci con una scarpa. Quella squadra arrivò alle finali nazionali ma fu sperperata dallo “stranierismo ” napoletano.

Con Salvatore sono rimasto in contatto, veniva a Napoli per il suo lavoro al RINA. Vedevo lui così come Roby Boccia, che lo aveva ospitato nel suo periodo napoletano.

Un abbraccio Salvatore, ti voglio bene e grazie per avermi avviato sulla strada più bella del mondo!

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Ciao Carlos…

L’ultima volta che ti ho incontrato era nel novembre 1996, ero in Argentina per un Clinic. Mi venisti a prendere in albergo preoccupato che mi potessero rapinare, “Buenos Aires è diventata pericolosa, molto più di Napoli!”. Mi portasti in giro, nella sede della gloriosa Gimnasia ed Esgrima un palazzone con al sesto piano il campo di basket, poi al club, un fantastico centro con ogni tipo di campi in erba. Sempre affettuoso e carino. Ti ricordo quando guidavi in campo la grande Partenope con la tua classe, tiro, passaggio, atletismo. 

Tornasti in Argentina e fosti il primo a far arrivare giovani argentini in Italia. 

Eri sempre presente nelle varie discussioni su Facebook, con aneddoti, mai polemico. Spesso ti facevi sentire via chat, per fare due chiacchiere 

io sto bene e di quello che mi racconti penso lo stai anche tu,dato che fai il lavoro che ti piace e con i giovani. Forza!!! Mi ha fatto piacere averti ritrovato. Un abrazo

Stamattina ho letto la notizia e resta l’amicizia che ci legava, il ricordo di un grande giocatore e di una persona sempre disponibile.

Un abrazo Carlito

“Allenare”, la mia lezione al Corso Allenatore Nazionale di Bormio 2015

Quest’anno al Corso Allenatore Nazionale di Bormio,  ho svolto un intervento in cui ho portato agli allenatori le testimonianze dei grandi Maestri che mi hanno accompagnato ed il mio modo di intendere il più bel lavoro del mondo: Allenare!

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Il video completo della lezione

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Le slide della lezione

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La visione di Bianchini e Tavcar

La prima volta di Ettore

Un canestro in più o in meno

Campioni d’Europa

Ettore Messina: la sintesi dell’allenare

Su Facebook mi passa un’immagine con un’ntervista ad Ettore dopo lo straordinario evento a Piazza Santo Stefano a Bologna della settimana passata.

Damiano Montanari riporta il pensiero di Ettore che come sempre riesce a sintetizzare in poche parole quelle cose che tanti di noi, forse, pensano, senza riuscire poi ad esprimerle così semplicemente e chiaramente. Parole semplici, concetti chiari, ma, come sempre, difficili da accettare, perché vuol dire accettare i propri limiti, autodisciplina.

“Oggi si parla molto di fare squadra, una metafora abusata. Il vero significato è avere voglia di sedersi in panchina senza rompere le scatole, fare un passaggio in più per un compagno, fare un lavoro non visibile. Per riuscirci servono regole di autodisciplina. Per molti anni sono stato un grillo parlante che ha anche preso qualche scarpa in faccia. Ma sono stato fortunato, perché alla fine ho trovato gente che mi ha ascoltato. Per vincere la voglia di ascoltarsi è fondamentalePopovic, il mio head coach a San Antonio, unanimemente riconosciuto come il miglior allenatore dell’NBA, dice sempre che la sua fortuna è avere campioni come Ginobili e Duncan che gli hanno permesso di allenarli. Avere un Duncan che, dopo un rimprovero, si alza in piedi e dice: “L’avrà detto male, ma ha ragione lui”, è basilare. Perché alla fiducia tecnica si affianca quella relazionale.

La chiave per gestire il conflitto è il confronto “Come diceva Eraclito, il non confronto è l’anticamera dell’autodistruzione. Non si può essere amici dei propri giocatori. Io lo sono diventato di BrunamontiDanilovic e Rigaudeau, quando loro hanno smesso di giocare. Creare prima un finto cameratismo è sbagliato e scorretto nei loro confronti. Serve una comunicazione diretta, senza triangolazioni. E bisognerebbe voler bene ai propri giocatori anche quando ci si scontra: Popovic ci riesce, io no.”
                    Ettore Messina intervista di Damiano Montanari
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Finisce una stagione sportiva ma siamo già partiti per la nuova!

Con la partita di stasera degli Under 13 Elite finisce la nostra stagione sportiva, con 110 partite ufficiali giocate dalla serie C alle bimbe dell’Under 13 e gli Esordienti. Risultati più che positivi, l’obiettivo è quello di migliorarsi, partendo dal nostro saper essere, perché la differenza deve essere quella, se miglioreremo nella coscienza di noi stessi, dai dirigenti, ai tecnici, ai ragazzi ai loro genitori, avremo già fatto uno scatto in avanti.

La serie C ha fatto un buon campionato, lanciando tanti ragazzi e confermando il valore dei Senior; i 17 Eccellenza sono arrivati ad un passo dalle finali nazionali con un gruppo molto cresciuto con Alfredo Lamberti; i 17 Elite sono migliorati enormemente in questo campionato; i 13 Elite, protagonisti di un grande recupero hanno raggiunto un ottimo quarto posto; gli esordienti hanno ben figurato cosi come le ragazze dell’Under 13 femminile che hanno disputato una straordinaria stagione.

Da stasera  riprenderemo gli allenamenti con i ragazzi  per superarci, e noi dirigenti ci riuniremo intorno ad un tavolo per analizzare i risultati di questa annata per ripartire più forti che mai.

Vivi Basket è nel suo decimo anno di vita, vuole festeggiare con una serie di attività questa ricorrenza, aprendosi ancor di più al territorio. Da domani si parte e nessuno ci fermerà!