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Esordienti…

Torno dopo aver visto quattro giornate di partite dei ragazzi della categoria esordienti. Erano anni che non mi capitava! 

Tanti gli interrogativi.. 

Tecnicamente, ho trovato molte differenze: ho visto alcune squadre estremamente preparate nei fondamentali, sia con tecnica più che raffinata sia come gioco di squadra, altre organizzate con “penetra e scarica”, spaziature precise, altre ancora che attaccano il ferro in maniera decisa, e altre squadre ancora che sono molto meno strutturate e che chiaramente in queste situazioni pagano dazio.

Ho visto molti, troppi bambini che contestano  i fischi arbitrali e che assumono atteggiamenti da grandi, oltre al fatto che sono pure ben supportati dagli allenatori (anche se in questa categoria dovrebbero essere “istruttori”). Sorvoliamo sui commenti fuori campo. Venerdì ho sentito, con piacere, una mamma che rimproverava suo figlio più grande che richiamava il fratello in campo. Purtroppo una mosca bianca.

Ho visto un – cosidetto – istruttore “incavolarsi” in maniera spropositata con un bimbo che era appena uscito dal campo per una forte botta alla schiena e che non voleva rientrare: gli ha detto che aveva paura…!

Ottimo il lavoro dei mini arbitri con istruttori e, soprattutto, San Ninì Ardito, con una partecipazione positiva, collaborativa, come non mai. Arbitri migliorati giorno dopo giorno, più falli ed infrazioni chiamati con il passare del tempo, BRAVI!

Noi siamo contenti di questa esperienza, un bel gruppo in prospettiva, a questa età è difficile è sbagliato fare previsioni. Si può lavorare bene!

Come impostare il mini basket? Cosa insegnare? Pensiamoci. Ma per favore non perdiamoci nella teoria e nella filosófia (come diceva Mirko Novosel,con l’accento sulla seconda “o”).

Sicuramente il primo obiettivo è predicare educazione e rispetto per tutti: bambini, istruttori e genitori!

Come dice il mio amico e maestro, Ettore Messina: “ci vuole il tempo che ci vuole!”

VIVI BASKET!

Giocare a zona…

Argomento molto controverso, soprattutto quando a giocare a zona sono i piccolissimi, in Italia a qualunque livello la si faccia è diventato sinonimo di cattiva gestione!

Vi confesso che io non condivido e mi spiego: ho allenato e visto crescere tanti giocatori in Italia ed a livello internazionale in questi oltre 40 anni di basket, e non penso che sia quella la strada da seguire.

Le nostre squadre di piccoli non giocano a zona ma credo anche che ognuno sia libero di fare ciò che vuole nella sua palestra, alla fine sarà il campo a dare un giudizio.

Negli USA, dove il basket lo hanno inventato, nessuno si preoccupa se dalle  elementari all’NCAA qualcuno utilizza la zona (anche se lì c’è una differenza sostanziale, cioè il tempo per andare a canestro è di 45 secondi; in alcuni Stati non c’è un limite, ma sicuramente non ci sono i 24 secondi come in Italia).Anche l’NBA l’ha liberalizzata nel 2002.

In Italia, un paese in cui le leggi sono fatte per fermare i furbi e non per risolvere i problemi, la discussione è sempre aperta. Vi confesso che anch’io prima ero contrario, ma con il passare degli anni (a quasi 61 anni sono maturato…) penso che non sia certo quello il problema.

Senza fare troppe filosofie, come diceva il mio maestro Mirko Novosel, credo che attaccare la difesa a zona sia una opportunità per imparare più facilmente a passarsi la palla, ad occupare gli spazi liberi, ad utilizzare i fondamentali con e senza palla, il rimbalzo d’attacco innanzitutto!

D’altra parte, a livello evoluto, è una buona strategia giocare a zona contro una squadra egoista, che non ama passarsi la palla e che cerca di giocare sempre in penetrazione senza utilizzare il gioco interno. Un paio di settimane fa, un nostro ex allenatore, ha vinto un’importante partita, in un campionato nazionale, proprio utilizzando questa strategia per rompere la formula di gioco della squadra avversaria.

Nel nostro piccolo, la settimana scorsa, allenando insieme ad Antonio Garofalo, un gruppo Under 13 Elite, sapevamo di dover incontrare una squadra che utilizza zone di vario tipo. Ci siamo chiesti: cosa fare? Sicuramente, ci sono tante cose da insegnare, per cui non si ha il tempo per spiegare cosa sia una zona e come attaccarla. Ci siamo inventati un esercizio di riscaldamento: giocare 3 contro zero, 4 contro zero e 5 contro zero per cercare gli spazi vuoti contro… 5 sedie!  D’altra parte a questa età la zona non è  certo molto più mobile… L’obiettivo era passarsi la palla e muoversi occupando le zone libere dalle sedie, fuori dai tre punti e nell’area dei tre secondi. Abbiamo dedicato grande attenzione all’uso dei fondamentali con e senza palla, è stato un buon esercizio di collaborazione tecnica e tattica.

Domenica scorsa, dopo un primo tempo equilibrato, all’inizio del terzo quarto abbiamo dovuto affrontare sia la zona che una difesa super contenitiva. I nostri avversari dopo la vittoria di 35 punti nella gara di andata non si aspettavano queste difficoltà. Ma i nostri ragazzi hanno reagito bene: con due tagli, in post basso e in post alto, abbiamo saputo trovare sempre buoni tiri; al loro lungo che stazionava in area per difendere la zona ha risposto un nostro giocatore che ha saputo trovare gli spazi lasciati liberi (con un’ottima percentuale, 3 su 4); abbiamo sempre cercato molto il contropiede. Alla fine abbiamo vinto di tre punti, grande gioia (ed un divario di 38 punti tra andata e ritorno).

Sia chiaro, non penso che abbiamo risolto tutti i nostri problemi, ma per i ragazzi è stata una bella soddisfazione. Il loro miglioramento passa attraverso il lavoro quotidiano in palestra, svolto sui fondamentali tecnici e tattici, dal guardare, parlare, mantenere viva l’attenzione per tutto il tempo dell’allenamento.

Da un paio di mesi i ragazzi quando entrano in palestra non fanno tiri strani per prepararsi all’allenamento, perché hanno tre esercizi di tecnica di tiro: glielo stiamo insegnando e lentamente iniziamo a vedere i frutti di questo lavoro.

Il futuro ci dirà dove potremo arrivare, ma una cosa è certa, è inutile lamentarsi della zona e di chi la utilizza: pensiamo ad insegnare a giocare ad i nostri ragazzi, il tempo ci darà ragione!

Campionato Under 13: quale pallone usare?

Da qualche mese seguo direttamente un gruppo Under 13 e mi sono chiesto: perché continuare ad usare i palloni n* 5? È il primo campionato FIP, i palloni mini basket di gomma sono delle palle magiche, tutti dai più piccoli ai più grandi si trovano spesso in difficoltà. Quindi perché non usare il pallone n* 6, sarebbe un passaggio graduale verso il n* 7, oltretutto potendo usare anche palloni di qualità migliore! Ne ho parlato con diversi amici e concordavano con me, cosa ne pensate?

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Klay Thompson, 37 punti in un quarto, record NBA

Klay Thompson, 37 punti in un quarto, record NBA

Questa notte Klay Thompson si è esibito in una straordinaria prestazione: bellissima la sua tecnica di tiro, compatta, fluida, con la ricerca continua del ritmo da un arresto ad un tempo!

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I 10 migliori tiratori da 3 punti dell’NBA

Come tutte le classifiche è opinabile, ma il video è bello.

Questi i criteri utilizzati:

1) Percentuale di tiro

2) Capacità di crearsi un tiro

3) Capacità di realizzare i tiri vincenti

 

 

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Papanikolau: Indiana Move

Un classico, Indiana Move

http://youtu.be/qnNjA_KwSoc

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Euro Step: da Wade a Ginobili

Un movimento reso famoso da Manu Ginobili, ma che i vecchi giocatori ricordano insegnato dai grandi coach del passato…

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Kiki Vandeweghe: tecnica e semplicità

In questo video di una sua straordinaria prestazione, 51 punti, Kiki Vandeweghe, ala di 201, stella dei Denver Nuggets, fa un vero e proprio clinic sui fondamentali di attacco. Uso del piede perno, tecnica di tiro, partenze in palleggio, lettura della difesa, gioco senza palla, tecnica del passaggio. Realizza tanti punti con una semplicità disarmante.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo e vederlo allenare da Pete Newell, con l’umiltà e l’impegno di un ragazzino lavorava per migliorare l’uso dei suoi fondamentali pur essendo già una stella dell’NBA.

Kiki Vandeweghe

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Willie Sojourner: la tecnica del pivot

Questo video, in bianco e nero, mostra un giovanissimo Willie Sojourner giocare nel suo college, Weber State. La tecnica del pivot, tenere la palla alta, l’uso dei perni, l’uso del tabellone, il passaggio baseball…

Willie Sojourner at Weber State

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