Archivi tag: di Lorenzo

“Allenare”, la mia lezione al Corso Allenatore Nazionale di Bormio 2015

Quest’anno al Corso Allenatore Nazionale di Bormio,  ho svolto un intervento in cui ho portato agli allenatori le testimonianze dei grandi Maestri che mi hanno accompagnato ed il mio modo di intendere il più bel lavoro del mondo: Allenare!

Diapositiva07Diapositiva09Diapositiva08

Il video completo della lezione

Diapositiva12Diapositiva13Diapositiva10

Le slide della lezione

Diapositiva29Diapositiva28

La visione di Bianchini e Tavcar

La prima volta di Ettore

Un canestro in più o in meno

Campioni d’Europa

Tutte le foto del mio compleanno!

Un bel ricordo di una serata tra tanti amici che mi hanno accompagnato nel corso della mia vita.

Foto di Teresa “La Vispa” Aprea

https://pulicano.wordpress.com/#jp-carousel-475

25 gennaio 1987

Papà e mamma 1954

Il 25 gennaio 1987  Giosuè, uno dei tre angeli che lo avevano assistito in quei quattro mesi, mi aveva chiamato alle sei e mezzo,  proprio alla stessa ora in cui mi sono svegliato questa mattina. Papà se ne era andato dopo quattro mesi di silenziosa sofferenza.

Me ne andai in giardino, era una mattina come questa, fredda con il cielo terso, il Suo albero di limi era pieno di frutti.2015/01/img_1001.jpg Non era mai accaduto, ma lui non avrebbe più potuto mangiare quel frutto aspro e profumato che tanto amava, o’ limmo.
Il giardino era insolitamente fiorito, le camelie, il dracunculus, erano lì a salutarlo.  L’ultima volta che mi aveva riconosciuto era stato il 12 di dicembre, mi aveva stretto la mano, tirato a se e fatto la crocetta, sarebbe stata l’ultima.
Camminavo per il Suo giardino, tra fiori, piante ed animali, sentivo la sua presenza ed avvertivo già la Sua assenza. Mi aveva cresciuto con affetto ma con tante rigide regole, nulla era irraggiungibile se avessi dato il massimo… Una onnipotenza con cui spesso mi sono scontrato, che mi ha portato ad affrontare e a dover poi accettare i miei limiti.

Sciabola Arturo di LorenzoSe il basket è diventato la mia vita, lo devo a lui, sportivo vero, campione, un po’ dissennato, di sciabola degli anni trenta, che volle che conoscessi lo sport di squadra, per vivere e conoscere altri mondi, altre persone, diverse dal mondo dorato in cui ero nato.
Ma fu proprio il basket a dargli il dispiacere del mio abbandono dell’università, che non ebbi mai il coraggio di confessare, rimase un argomento muto tra di noi.
Non dimenticherò mai la nostra chiesetta in giardino, piena all’inverosimile di fiori, portati da Filippo, il Suo fioraio, che piangeva con noi, non avremmo mai saputo cosa lo legava a papà, che ancora oggi gli fa inumidire gli occhi se ne parla. Ma questo era mio padre,
Gli amiciQuell’uomo aristocratico, burbero era amatissimo da tutti, i suoi operai, i suoi collaboratori, i suoi amici. Si, quel gruppo di amici che erano più che fratelli per lui, zio Piero e zia Giuliana, zio Romualdo, zio Ermelino e zia Livia, zio Ninì e zia Luisa, zio Pasqualino e zia Paola, Robertino, Carletto. C’erano tutti, e mille altri, nella chiesa di San Ferdinando quell’ultima mattina, una dimostrazione di affetto unica. Al mio fianco, le persone che mi volevano bene, mi accompagnarono, mentre finalmente piangevo, quelle lacrime che lui mi rimproverava, dovevo essere forte, non piangere!
Mi lasciava un esempio straordinario, tante storie della sua vita, l’onere e l’orgoglio di essere un di Lorenzo, che lui aveva riportato nella sua vita esemplare di lavoro. La nobiltà della nostra famiglia, non doveva essere di maniera, ma un modo di essere, di vivere, in cui testimoniavamo chi ci aveva preceduto.

Nella vita si testimonia il proprio passato nel presente, giorno dopo giorno, trasmettendo ai giovani con l’esempio, le proprie esperienze!

Le Braciolette di Mamma Pia

10453352_10204191343610647_1376569839688836507_nLe Braciolette

Le braciolette sono un piatto tradizionale della mia famiglia. Jeanne Carola ha scritto nel suo libro “La cucina napoletana” che quando si assumeva un Monsù (appellativo storpiato dal dialetto che deriva dalla parola Monsieur, usato per designare i cuochi francesi a servizio nelle famiglie aristocratiche, durante il Regno dei Borboni, nel XIX secolo) lo si metteva alla prova proprio con le braciolette e se il piatto non era fatto a dovere lo si licenziava subito.

A riportare questa storia era Ettorino Ricciardi, cugino di mia madre, ed alla sua ricetta mi ispiro.

La bracioletta è una polpetta senza uovo e cotta al forno, che deve la sua bontà alla qualità dell’impasto. Rispetto alla ricetta classica ci sono delle piccole, personali, variazioni.

Per 8 persone:

800 grammi di polpa di manzo                            Prezzemolo

600 grammi di pane cafone raffermo                 Burro

100 grammi di prosciutto crudo a fette sottili   Crostini di pane raffermo

100 grammi di salame napoletano                      Sale

150 grammi di parmigiano

Preparo l’impasto di carne macinando insieme la polpa di manzo con il salame ed il prosciutto.

Spugno il pane con acqua e brodo, lo strizzo accuratamente e ne prendo un peso pari alla metà dell’impasto di carne. È importante utilizzare il palatone o il pane cafone, un pane rustico e non troppo raffinato.

Unisco la carne ed il pane, il sale, un po’ di burro, il parmigiano ed il prezzemolo, lavoro a mano l’impasto fino a che non diventa un unico pezzo omogeneo.

Preparo dei crostini di pane di pane raffermo (a cui ho levato tutta la crosta), spessi circa mezzo centimetro e lunghi quanto le braciolette che vado a preparare.

Divido l’impasto in 30/35 parti e a ciascuna do la forma come di una corcchetta, più o meno delle dimensioni di sei-sette centimetri.

Preparo gli spiedini alternando crostini e braciolette, 4/5 per spiedino (come nella foto.

Braciolette pronte alla cotturaPer la cottura ripongo gli spiedini in più teglie imburrate, metto anche dei tocchetti di burro sui crostini e sulle braciolette (Jeanne Carola suggerisce di spennellarli con del burro sciolto in acqua). L’obiettivo è che crostini e braciolette restino bionde senza bruciare durante la cottura in forno.

Per la cottura uso il forno a 200° per circa 30’, io preferisco una cottura iniziale coperta con alluminio per poi finirla a temperatura più forte per imbiondirle. Braciolette in fornoQuesta estate ho avuto occasione di cucinarle in un forno a legna ed il risultato è stato straordinario!

Per me le braciolette vanno lasciate riposare e mangiate non troppo calde, sono ottime anche il giorno successivo ma ahimè difficilmente ne restano!