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Taurisano, la storia va insegnata

Era il maggio 1979 quando mi trovai di fronte a lui a sostenere l’esame del corso allenatore nazionale a Rimini. Fu il mio primo contatto diretto ma i suoi insegnamenti avevano già tracciato il solco su cui si muoveva la mia carriera di allenatore.

Basket Boom Story fu il primo libro di basket significativo che ho letto.

Ma la sua proverbiale organizzazione e capacità di strutturare gli allenamenti e una stagione mi era stata passata da Ugo Schaeper che lo aveva seguito nei suoi Camp estivi.

Tau era formidabile nell’organizzare tutto. Ricordo ancora la sua lezione nel luglio 1978 alla palestra della Basilica di San Paolo, sul contropiede. Ogni giocatore aveva un numero ed un compito ben definito, nelle dimostrazioni c’era qualcuno che rischiò di restare sul campo a furia di correre.

Solo dopo scoprii quel monumento dell’insegnamento che è “La pallacanestro ” con una descrizione perfetta di ogni fondamentale.

Da lontano intimoriva ma quando dopo qualche anno mi ritrovai al suo fianco a Chianciano scelto come assistente, grazie a Santi Puglisi, scoprii un uomo straordinario.

Come tutti i grandissimi, semplice, leale, diretto, disponibile, da allora è diventato un mio riferimento nella vita sportiva e personale.

A Cantù era diventato famoso per aver costruito una squadra con tanti ragazzi del vivaio ed aver dato uno stile di gioco che è rimasto tale per decenni: il contropiede di Cantù con Marzorati e Recalcati è indimenticabile, come la mitica foto del muro di Cantù, emblema della sua capacità di giocare con i centri.

La sua difesa era preparata in ogni singolo aspetto, individuale e zona. Ricordo che proprio a Chianciano mi spiegò le due difese che tanto ci aiutarono quell’anno: la 21 e la 12. Erano semplici si mostrava una 2-3 per poi passare ad una 1-3-1 per adattarsi allo schieramento avversario, e viceversa dalla 1-3-1 si passava a 2-3.

Si fece stampare dei quadernoni in cui era possibile riportare ogni allenamento con esercizi e annotazioni pre e post prestazione.

Tutto era preparato all’inizio della stagione ma era uno schema su cui lui sapeva adattarsi con grande duttilità.

Grande inventore di esercizi funzionali al nostro gioco, ne ricordo uno per tutti “Invertire ” il classico esercizio di 2c2, 3c3 e 4c4 per lavorare sul contropiede.

A Napoli si ambientò subito, forse per i suoi antenati napoletani, divenne più scugnizzo di tutti. Andare in macchina con lui era una esperienza da terrore, si infilava ovunque pronto a rispondere in dialetto a qualunque protesta di noi malcapitati napoletani.

Tra le tante sue conoscenze due erano proverbiali: i funghi e la cucina unita alla conoscenza dei vini. Con lui mi sono appassionato a vino e cucina.

Trovava funghi ovunque, riconoscendo ogni specie, proverbiali i porcini e gli ovoli trovati a Cuma sotto l’Acropoli, o i 5 kg di porcini e coprinus comatus trovati nel villaggio turistico di Taranto dove giocammo un torneo, Marco Bonamico lo prese in giro per mesi per la loro descrizione e forma.

Perché una delle caratteristiche di Tau era proprio questa: aveva il massimo rispetto da tutti, ma era capace di scherzare con tutti.

Fu il primo a portare le squadre a Bormio, al Rezia da Maurizio Gandolfi, eravamo trattati come re, ci si allenava duramente senza sentirlo. Sempre variazioni per la preparazione fisica, imposta anche allo staff, ci arrampicavamo ovunque con i pulmini del Rezia, Val dei Vitelli, Oga, laghi del Cancano… Ma c’era spazio per il relax, a tavola si mangiava di tutto, immancabili i suoi funghi, i giocatori si divertivano fuori del campo e noi giocavamo interminabili partite di carte. Si inventò anche un gioco di carte le cui regole furono scritte su di un tovagliolo, lo “Sfaccimmo”. Una sorta di bridge semplificato. Con il grande Gigi Tufano, Renato Volpicelli giocavamo le ore.

Portò NAPOLI in A1 con una capacità straordinaria di costruire la squadra negli anni, di scegliere americani funzionali al nostro gioco, scoperti con la sua rete di amicizie negli USA. Ricostruì il Muro con Toni Fuss, Lee Johnson e Rudy Woods, che una sera ritrovammo infilati in una 126 con Max Antonelli ed una ragazza, malcapitata proprietaria dell’auto, in giro per Bormio!!

Memorabili i suoi duetti con Nicola De Piano, che riuscì a condurre con grande maestria nel mondo del basket. Ricordo sempre che mai un giocatore fu preso senza il suo consenso. Il Tau organizzava il roster in modo di avere sempre due giocatori, un anno servivano un 4 ed un 5. Il Tau stilò la sua lista con in cima Meneghin poi Polesello ed infine Fuss e Righi. Arrivarono gli ultimi due ma li aveva scelti lui.

Il mio cruccio era l’impossibilità di avere giovani napoletani in squadra, se si esclude Massimo Sbaragli, ma il Tau mi diceva, “Roberto al presidente non interessa, per cui è inutile andare contro le sue direttive generali preferisce giocatori di fuori Napoli “. Molti si sono allenati solo Massimo ha giocato. Era bravo a trovare giocatori giovani da lontano, assecondando la volontà di Depi, sua la scoperta di Riccio Ragazzi, Clivio Righi, Simone Lottici, e tanti USA giovanissimi.

Altra maestria era la capacità di gestire quelli che lui definiva “lazzaroni”. Bastone e carota e rendevano a mille, italiani e stranieri.

Come dimenticare le settimane dei playoff per salire in A1 in cui Rudy Woods era introvabile…

Nella sua organizzazione era geniale, univa attacchi tradizionali a giochi innovativi, ricordo il gioco con il blocco cieco in allontanamento dopo un passaggio consegnato, disegnato per Lee Johnson, che portava straordinari risultati.

Passò due volte per Napoli, la seconda volta lo convincemmo Enzo Caserta ed io, per evitare un arrivo poco gradito per le modalità con cui si propose un altro coach, in apparenza amico, in realtà sibillino. Ma fu un successo!

Scrivendo mi vengono in mente mille episodi, ma mi piace arrivare al suo addio al basket, deciso in autonomia, quando avrebbe potuto dare ancora molto, ma quel mondo non gli piaceva più!

Si lanciò in un’attività imprenditoriale, Il Podologo , un’azienda che fu tra le primissime a produrre plantari studiati con una pedana ad hoc per ciascuno. Ed anche li fu un grande successo!

Si trasferì nella casa che si fece costruire a Polpenazze del Garda ( per prenderlo in giro io dicevo che si era trasferito a polpettone sul Garda), e, dopo qualche collaborazione con il CNA, restò spettatore di un mondo che aveva contribuito a rendere grande.

Da allora i miei rapporti sono rimasti intensi, quando ho avuto momenti difficili o felici li ho sempre voluti condividere con lui, ricevendo consigli saggi.

Ho collaborato con il Tau nella stesura dell’Albero del Basket, una monumentale pubblicazione sui fondamentali, in cui i miei ragazzi napoletani hanno fatto da modelli fotografici.

Il Tau ha continuato con le passioni della sua vita, le piante, i funghi, avendo al suo fianco la straordinaria Germana, compagna di sempre, le figlie ed i nipoti, alcuni dei quali sono un legame forte tra me e lui. Hanno preso la sua rigorosità, la sua testardaggine nel raggiungere gli obiettivi, il cuore immenso, la capacità di andare oltre ogni vicissitudine.

Il Tau è ancora un guerriero nel suo maniero circondato dall’affetto e dal rispetto di tutti. Meriterebbe che tutti conoscessero la sua storia, senza di lui il basket moderno sarebbe diverso. E chiudo con uno dei complimenti più belli che uno dei suoi più grandi allievi, e mio maestro, Valerio Bianchini mi fece, presentandomi come assistente della nazionale sperimentale che nel 1985 andò in Cina: “Roberto è un predestinato è nato nel 1953, perché dico questo? Nel 1923 è nato Cesare Rubini, nel 1933 Arnaldo Taurisano, nel 1943 sono nato io, che il 1953 gli sia di buon auspicio!” Io ho solo avuto l’onore di lavorare ed essere voluto bene da tutti questi grandi, neanche lontanamente mi posso paragonare a loro, ma senza queste persone io non sarei Roberto di Lorenzo.

Giovani atleti ed istruttori

Tra le tante chiacchiere al vento che si fanno sul basket e sullo sport in genere, una che mi fa incazzare è quella sulla mancanza di istruttori e sulla formazione.

Io con i miei 65 anni posso dire di averle vissute tutte: dalla ricerca spasmodica di aggiornamenti, i mitici quaderni del CAF, ai clinic annuali con gli allenatori USA, ai corsi CNAG, alle mille opportunità cercate e offerte che ho potuto vivere. Al giorno d’oggi i giovani hanno format di istruzione straordinaria, che noi non potevamo sognarci e, se vogliono, sul web trovano di tutto.

Quali le grandi differenze? Le prospettive di lavoro, oggi pressoché nulle. La possibilità di andare a bottega da un maestro, io ne ho avute tantissime, le ho cercate e vissute con entusiasmo. Oggi le possibilità sono diminuite per due motivi: chi può e vuole andare a bottega solo per imparare, scambiare la propria collaborazione per apprendere? Ma anche quanti sono disposti ad insegnare ad un giovane?

A Napoli lanciammo un progetto in cui sono cresciuti tanti giovani e bravi allenatori, abbiamo proseguito anche senza la serie A, oggi è più difficile, le risorse e le strutture non ci sono ma è anche più difficile trovare chi è disposto a sacrificarsi. Quelli bravi dopo qualche anno rinunciano, come tanti giocatori, coscienti che non c’è futuro, iniziano a lavorare e allenano per hobby.

A Napoli i cinque principali centri minibasket lavorano solo per le quote, spesso istruttori scarsi e mal pagati, ragazzi bloccati perché perderli vuol dire perdere una quota.

I migliori istruttori devono accettare di lavorare sulla quantità perché fare qualità comporta spese, meglio tenerli tutti mediocri ed occuparli con feste e gemellaggi, ormai si diventa operatori turistici.

Poi arrivano le fantomatiche Academy, dove ci si sposta a partire dai 13/14 anni “per fare una esperienza”, in situazioni a volte imbarazzanti, con istruttori mal pagati ed alle prime armi. Si pagano rette mensili folli per una qualità mediocre e, soprattutto, ci vanno tutti, anche ragazzi che nulla possono sperare dal basket!

Quando sono più grandi arrivano pseudo procuratori che pur di guadagnare 100€ (ci è successo quest’anno) prospettano l’impossibile. A volte si riesce a stopparli, altre volte, purtroppo, si deve lasciarli naufragare! Una delle più belle soddisfazioni l’ho avuta qualche anno fa quando un mio ex giocatore con il padre, incontrati da avversari, vennero da me e dissero: “Coach, aveva ragione lei non dovevamo andare via così presto!”

I giovani allenatori puntano presto alle prime squadra, diventano specialisti video, passano le notti a scoutizzare avversari, la loro preparazione si ferma lì. Lentamente scalano la gerarchia ed arrivano al comando. Difficile che gli venga data l’opportunità di imparare ad insegnare. Spesso lavorano con bravi coach che, come loro, hanno sempre allenato squadre seniores. Eppure il bagaglio di conoscenze è più che buono, ma ad allenare i giovani non li si lascia. Ricordo che per decenni era d’obbligo allenare squadre giovanili oltre che fare gli assistenti, oggi con i ritmi delle prime squadre diventa quasi impossibile!

In questo momento, con Vivi Basket, viviamo una nuova realtà in cui, con gli amici di Cercola, proviamo a fare crescere ragazzi interessanti senza mai dimenticare il saper essere, il senso di realtà è di responsabilità. Non è facile: vorremmo avere con tutti un rapporto aperto, l’obiettivo è la loro crescita. Vorremmo avere al nostro fianco chi crede nelle persone, ancor prima della tecnica e dei risultati.

Ciò di cui sono più fiero è ciò che sono diventati i miei giocatori, in campo e fuori, gli allenatori a cui ho provato a trasmettere ciò che la mia famiglia ed i miei maestri hanno insegnato.

Ciò che mi fa rabbia è vedere che tanti potrebbero fare qualcosa di concreto invece preferiscono parlare senza conoscere o, ancora peggio, vivere di apparenze, di futili successi, ignorando i segnali di crisi che tutti viviamo.

Il passato è importante per disegnare il futuro, la società, il basket, i ragazzi sono cambiati, ma i principi sono gli stessi.

Io continuo a crederci ma mi sento sempre più una mosca bianca.

P.s. Cercando un’immagine per questa nota mi sono imbattuto in una sequela di dichiarazioni di intenti sul basket a Napoli e sul Mario Argento veramente imbarazzanti. Con un po’ di tempo farò una bella ricostruzione. Come diceva il professore Salerno, meglio 20 mini impianti in cui far crescere i ragazzi. Ma oggi anche questo è impossibile meglio una quota in più.

E parlo di quote fini a se stesse, dove non si insegna nulla e ci si guarda bene dal fare agonismo. Perché con le quote nell’agonismo non si fa nulla, mi vien da ridere a chi discetta su sistema meritocratico UK e CONI… è come parlare di NASA e aquiloni.

Il CONI può e deve far meglio ma senza una struttura scolastica seria, molto meglio questo sistema!

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Grazie Salvatore: Notizie che non vorresti ricevere

Sto per andare a letto e leggo un post di Ciccio, ma non ci faccio caso, dopo un po’ leggo un altro post e vado a vedere… resto senza parole!

Se la mia vita è cambiata con il basket lo devo a lui, Salvatore Furnari. Lo incontravo al Politecnico, me lo fece conoscere Nando Giordano. Un giorno, facendo fotocopie, mi chiese: “Vuoi venire ad allenare in Partenope?” No.n ci pensai un minuto e divenni il suo assistente con la più forte squadra junior di tutti i tempi: Pepe, Biondi, Prestisimone P., Biccardi, Bove, Mautone, Valentino, D’Orazio, Liguori M., Liguori G, Moschino, di Vincenzo, Coppola. Non fosse nata a Napoli sarebbe arrivata ai massimi livelli, siamo sul 195cm di media. Fantastici fisicamente, bravi tecnicamente, pieni di cazzimma! Il mio è sordio in panchina fu a Torre del Greco, al Liceo Tasso, clamoroso intermezzo con Fausto Silvetti che rincorreva Gigi Tucci con una scarpa. Quella squadra arrivò alle finali nazionali ma fu sperperata dallo “stranierismo ” napoletano.

Con Salvatore sono rimasto in contatto, veniva a Napoli per il suo lavoro al RINA. Vedevo lui così come Roby Boccia, che lo aveva ospitato nel suo periodo napoletano.

Un abbraccio Salvatore, ti voglio bene e grazie per avermi avviato sulla strada più bella del mondo!

Marco Aloi, responsabile marketing della Legabasket

“LEGA BASKET: MARCO ALOI SARA’ IL NUOVO RESPONSABILE MARKETING

Sarà Marco Aloi il nuovo responsabile marketing della Lega Basket dopo il divorzio da Federico Zurleni. Il 45enne ex atleta (bronzo ai campionati italiani della 4×100 nel 1998) ha all’attivo una lunga esperienza operativa nel mondo del basket: Napoli, Avellino e Biella prima dello sbarco a Pesaro nel 2015.” Spicchi d’arancia

Luglio 2006, incontrai Marco a Fuorigrotta, mi portava una delle sue famose penne della Delta. Lo avevo conosciuto in Partenope, avevamo organizzato un meraviglioso Meeting di Atletica Leggera allo stadio Collana, erano gli anni del risorgimento Partenope con Sandro Di Falco, Vittorio Brun, Claudio Cicatiello e Sandro Gelormini. Un po’ per gioco gli dissi “perché non trovi lo sponsor per il Napoli Basket?” Il giorno dopo l’incontro con Pierfrancesco Betti e l’avventura ebbe inizio. Marco partì per le vacanze in Tunisia ma al telefono inizio a tessere le trame del miracolo che fece vivere a Napoli due anni di sogno.Al ritorno aveva due mega sponsor in mano, quando sembrava chiuso con il primo ELDO rilanciò e diede la più grande Sponsorship del basket Napoletano di tutti i tempi!Ma Marco è una macchina da guerra, coinvolse decine di grandi e piccoli sponsor, li mise in contatto tra di loro, offrendo un valore aggiunto alla loro presenza. Coinvolse di nuovo Carpisa ed MSC, che diventarono fondamentali nel Progetto. EasyJet, Harmont & Blaine, Fratelli La Bufala, Lete, GESAC, REEBOK e si potrebbe continuare a lungo.Il settore giovanile divenne parte importante del marketing con grandi ricadute sulla sua attività. Il Case history EasyJet viene ancora portato ad esempio. Vivi Basket nasce da quegli anni.Non si fermava mai e lottò fino in fondo nel 2008, aveva trovato già lo sponsor MSC, ma tutto finì, anche lui venne “truffato ” da quel crollo.Ma Marco ha dentro un’energia vitale incredibile e ripartì: Avellino, Biella, l’Academy di nuoto a Caserta e poi Pesaro.Nel 2009 eravamo riusciti a mettere insieme, in una Newco, gli sponsor napoletani per riportare il basket a Napoli. In una riunione a Piazza dei Martiri, c’erano tutti. Aniello Cesaro chiese 48 ore per confermare la sua presenza ma, purtroppo, rinunciò! Fu l’ultimo grande progetto che riuscì, anche se solo sulla carta, a coinvolgere l’imprenditoria napoletana nel rilancio del basket.Ma Marco, sempre con la sua splendida famiglia al seguito, ha continuato a portare energia al mondo dello sport ed oggi gli viene data la possibilità di lavorare ad altissimo livello per il basket italiano. Un’opportunità da non perdere per lui e per tutti noi che amiamo questo sport!Un abbraccio Marco, VIVI BASKET è con te!

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Il Trentino e Trento, esempio di cultura dello sport, Milano e gli haters

Ieri sera ho ammirato l’impresa di Trento che, meritatamente, ha superato l’Olimpia Milano conquistando la finale scudetto. Un risultato straordinario frutto di un grande lavoro organizzativo e tecnico, e della realtà sportiva della Provincia Autonoma di Trento, che con visione illuminata sostiene lo sport, la cultura, insomma svolge alla perfezione il suo compito, ciò che dovrebbe essere la regola per gli enti locali. 

Da 20 anni frequento il Trentino con la FIP, c’è una attenzione speciale per lo sport, per ogni sport di qualunque livello. Il CNA ha messo a punto il suo progetto Diventare Coach, co Ettore Messina, a Trento, al tempo c’era un assessore speciale come Ida Berasi, che con Toni Bridi, organizzava gli incontri. Il Trentino è la casa della Nazionale da anni con una disponibilità eccezionale!

Sono tre anni che provo ad avere Buscaglia e Trainotti al corso Allenatore Nazionale, per raccontare ai futuri allenatori la loro esperienza. Perché? Per dare una speranza a loro che si avvicinano a questo mondo, si può fare! E spero che questo sia l’anno buono!

Sono triste per Milano soprattutto per Flavio Portaluppi, mio ex giocatore in nazionale juniores, grande persona ed ottimo professionista!

Ma ciò che mi lascia basito sono i commenti violenti, pieni di insulti per tutti, si per tutti, perché ho trovato qualcuno che ha detto “non venitemi a parlare di programmazione per Trento…”.

Io non dico che non si possa criticare, ma perché insultare?

 Cosa deve rispondere Repesa a due giornalisti che fanno domande stupide, in quanto inopportune e fuori luogo.  Se non rispondere con due parole ed un sorriso?  Dovrebbe fare la classifica dei cattivi, pubblicamente dopo 15′ dalla fine della partita?

Ma restate sereni e divertitevi con il basket, se non vi piace fate altro, ma rispettate le persone! Soprattutto provate a pensare che chi fa certe scelte ha più titoli di voi per farle, se non vi piacciono contestate pure ma rispettate le persone!

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Ciao Carlos…

L’ultima volta che ti ho incontrato era nel novembre 1996, ero in Argentina per un Clinic. Mi venisti a prendere in albergo preoccupato che mi potessero rapinare, “Buenos Aires è diventata pericolosa, molto più di Napoli!”. Mi portasti in giro, nella sede della gloriosa Gimnasia ed Esgrima un palazzone con al sesto piano il campo di basket, poi al club, un fantastico centro con ogni tipo di campi in erba. Sempre affettuoso e carino. Ti ricordo quando guidavi in campo la grande Partenope con la tua classe, tiro, passaggio, atletismo. 

Tornasti in Argentina e fosti il primo a far arrivare giovani argentini in Italia. 

Eri sempre presente nelle varie discussioni su Facebook, con aneddoti, mai polemico. Spesso ti facevi sentire via chat, per fare due chiacchiere 

io sto bene e di quello che mi racconti penso lo stai anche tu,dato che fai il lavoro che ti piace e con i giovani. Forza!!! Mi ha fatto piacere averti ritrovato. Un abrazo

Stamattina ho letto la notizia e resta l’amicizia che ci legava, il ricordo di un grande giocatore e di una persona sempre disponibile.

Un abrazo Carlito

L’AperiBasket dal “BUONO”

Un incontro degli amici di Vivi Basket e di Salvatore Cautero con le specialità dello Charcutier, la cucina di Bianca e Roberto di Lorenzo ed i vini di Cantine Astroni, per sostenere la Campagna di Crowdfunding di Vivi Basket.

Siamo pronti! In questo AperiBasket in cui nulla è casuale, come con Vivi Basket, vogliamo esaltare le eccellenze della nostra terra con l’aiuto di grandi artigiani napoletani.

La scelta del luogo
Salvatore Cautero è un imprenditore che con passione cerca di dare grande qualità al suo lavoro. La sua bottega è un gioiello incastonato nella Napoli antica!

Il Menu
A Napoli il Danubio diventa Volturno, il pan brioche diventa pane cafone, e si esalta con i salumi di Salvatore Cautero.
E’ una Creazione di Bianca, bravissima a rivisitare il tradizionale Danubio con il pane casereccio ed i prodotti di Salvatore

Le Braciolette del Pulicano.
La Bracioletta del Cavalcanti è una polpetta senza uovo e cotta al forno, che deve la sua bontà alla qualità dell’impasto.
https://pulicano.wordpress.com/…/le-braciolette-del-pulica…/
E’ un piatto della grande tradizione della cucina napoletana, che preparerà Roberto di Lorenzo (il Pulicano), coach e cuoco per diletto, la ricetta è di Ettorino Ricciardi, cugino di mia mamma.

Murzelle ‘e mussillo fritto di Papà Luigi Cautero
Le “murzelle”, di baccalà o di stocco, sono le rifilature ottenute dalla preparazione del mussillo, ossia filetto di baccalà.
La cucina circolare, nulla si scarta, cucinate con maestria da Luigi, il papà di Salvatore Cautero, grande esperto di baccalà.

I Vini di Gerardo di Cantine Astroni, sono prodotti a poca distanza dal Polifunzionale di Soccavo, dove Vivi Basket svolge la sua attività, grande qualità grazie alla cura dei particolari che Gerardo e la sua famiglia mettono nel loro lavoro!

Qui puoi prenotarti online (è la seconda #ricompensa, scorri di un clic appena aperta la pagina)—> https://goo.gl/0Aw2QD

e qui il link per vedere l’intero progetto della campagna di crowdfunding—>https://goo.gl/VDKJPy

mappa—>
ecco come arrivare—> goo.gl/zaofxV

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My Women All Time Team

Comincio un gioco per riprendere i miei ricordi di basket. Oggi la mia squadra al femminile, tra amiche e conoscenti!

Nicoletta Caselin: il massimo, testa, cuore tecnica, donna straordinaria!

Marilena Rienzi: tutto, fosse nata altrove…, una vincente!

Cinzia Zanotti: ha vinto di tutto, adesso ottimo coach, gran persona!

Giovanna Cianciaruso: la Regina, tecnica, atletismo, cuore, grande oltre i risultat!

Nicole Antibe: una vincente, ovunque, sempre con il sorriso, ha vinto tutto, super!

Mara Invernizzi: una guerriera, da quando aveva dodici anni, un gran cuore, mai doma tra poco anche da dirigente!

Kate Ress: giocatrice straordinaria, sempre con il sorriso ma attenti a voi… coach e mamma!

Anna Maria Meterangelis: talento di altri tempi, tecnica e furbizia, una guerriera!

Luisa Corallo: tiratrice, cattiva il giusto, meglio girare al largo, coach e mamma super!

Carla Colaci: pivot di altri tempi. Mamma bravissima una guerriera!

Raffaella Masciadri: la capitana, poche parole tanti fatti, se si scioglie son guai, ha vinto tutto è lo farà ancora!

Francesca Amendola: un 4/5 d’antan, poteva essere discobola ma ha scelto il basket, la musica è il giornalismo. Amica di tutti ma attenti a voi!

Coach: Riccardo Sales, un gran tecnico, un gran signore, un maestro!

Assistente: Elio Annunziato, amico di sempre, grande persona!

Mauro Berruto, un uomo, un allenatore, un esempio.

Mi è già successo di citare Mauro Berruto nel mio blog, una persona che apprezzo per i suoi principi. Nel comunicato in cui spiega le sue dimissioni c’è una lezione per tutti.

Oggi ho comunicato al Presidente Carlo Magri la decisione di rimettere il mio mandato di Commissario Tecnico della Squadra Nazionale di pallavolo nelle mani Sue e del Consiglio Federale.
Il clima generatosi intorno alla squadra, in relazione al provvedimento disciplinare nei confronti di quattro atleti da me deciso in occasione della Final Six di World League a Rio de Janeiro, mi ha reso consapevole di non sentire più quella fiducia completa nel mio operato che sempre ho sentito e che è condizione necessaria per poter svolgere questo straordinario compito.

Il dolore di rinunciare al mio ruolo di CT a un mese dell’obiettivo verso il quale tutto il mio lavoro era stato indirizzato nel quadriennio olimpico, non è negoziabile rispetto alla difesa di valori che ritengo fondamentali quali il rispetto delle regole e della maglia azzurra. Valori che ritengo altresì fondamentali nella mia visione di sport.

La commovente risposta della squadra successiva alla mia decisione (la vittoria contro la Serbia e, ancora di più, la coraggiosa sconfitta contro la Polonia campione del mondo) mi restituisce la certezza che sui valori tutto si fonda.

Tengo tuttavia, amaramente, questa certezza solo per me, ringraziando di cuore i 13 protagonisti di quelle due partite, perché il coro di chi ha letto nella mia decisione incapacità di gestione, inadeguatezza al ruolo, danno economico o addirittura causa scatenante di una brutta immagine per il nostro movimento mi fa pensare che il rispetto delle regole sia diventato merce negoziabile davvero.

Se così è il mio passo indietro è dovuto, perché non è e non può essere questo il mio modo di intendere lo sport e fare il Commissario Tecnico.

Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con me in questi anni, atleti e membri dello staff, perché tutti mi hanno insegnato delle cose. Un pensiero particolare va ai 30 atleti che in questi quattro anni e poco più hanno esordito con la maglia azzurra. E’ un record di cui vado molto fiero perché regalare questa gioia non ha davvero prezzo.

Ringrazio tutti gli staff delle Squadre Nazionali giovanili e in particolare Mario Barbiero, motore inesauribile della nostra pallavolo maschile giovanile. Fin dal primo minuto ho voluto dimostrare come la nazionale Seniores fosse parte di un progetto comune che incomincia a quattordici anni con i Regional Days. Le nostre squadre giovanili stanno da qualche tempo brillando in Europa e nel mondo e considero questo fatto, insieme alla riforma dell’Under 13, un’ulteriore medaglia di cui andare fiero.

Ringrazio il Presidente Magri per aver realizzato, il 17 dicembre del 2010, il mio più gigantesco sogno di bambino. Sono passati da quel giorno anni, medaglie, vittorie, sconfitte. 134 volte ho sentito suonare l’inno di Mameli con il cuore che scoppiava di orgoglio e di rispetto per quella bandiera distesa davanti a me.

Tengo tutti questi ricordi ma ne scelgo uno: la fotografia scattata sul podio olimpico di Londra. L’onore più grande che potesse immaginare un ragazzo che aveva incominciato ad allenare in un oratorio della sua città.

Ho un ultimo desiderio che devo soprattutto ai miei figli Francesco e Beatrice: vorrei spiegare loro che il nuovo modo di comunicare fondato sulle opinioni espresse sulle pubbliche piazze virtuali dei social network, ha fatto sì che siano state di me scritte cose che spero loro non leggeranno mai. Dietro ai ruoli ci sono persone e il principio del rispetto della persona dovrebbe guidare anche questo nuovo modo di comunicare. Mi piacerebbe che Francesco e Beatrice crescessero con l’idea che rispettare le regole e le persone è talmente bello da essere rilassante. Mi piacerebbe che andassero orgogliosi del fatto che il loro papà, partendo dal nulla, abbia avuto l’onore infinito di rappresentare il nostro Paese. Mi piacerebbe fossero orgogliosi del fatto che, al di là di 7 medaglie vinte, il loro papà possa essere ricordato per averlo fatto sempre e comunque con onestà. Con fatica, con onestà e con la schiena dritta.

Mauro

Il Blog di Mario Berruto

Cultura dello sport e social

Nel gruppo Leggo la Gazzetta alla rovescia, Marco Del Checcolo, analizzando le polemiche sui risultati della scherma ai recenti mondiali in Russia, ha scritto benissimo di cultura dello sport ed uso dei social​.

  • “Ne abbiamo parlato più volte. E più volte ne torneremo a parlare. In Italia c’è un concorso di responsabilità (colpe?) che partono da lontano. Per invertire la tendenza, a mio modesto avviso, si dovrebbe partire oggi dalle scuole elementari e scalare via via tutti gli ambienti che influenzano la cultura. Se cominci con serietà oggi, sia chiaro, raccogli i frutti fra 20 anni. Detto questo, la vita reale offre molte più soddisfazioni di quanto non siano le molte vite filtrate dal desiderio di apparire. In questo, i social media sono un incubatore di troppa energia negativa.” (Marco Del Checcolo)