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Basket, arbitri e tempi moderni

Trovo una mia nota del 2011 penso sia ancora molto attuale

Ho allenato per la prima volta nel 1974, arbitravano Nando Giordano e Gianni Montella, il primo neo promosso ed il secondo arbitro già affermato. Giocavamo all’aperto in via Petrarca nel campo pentagonale, omologato per l’occasione. Erano i primi Giochi della Gioventù, ma due arbitri esperti come loro erano pronti a spiegare ai ragazzi, oltre che a me, giovane ed esuberante allenatore, cosa fare o non fare, con grande educazione.
In un’amichevole con il Centro Basket Campano, del compianto Enrico Cascella, mi arbitrò un ragazzo ricciolino, era stato buon giocatore e che aveva deciso di fare l’arbitro: Rino Colucci.
Mi è capitato addirittura, in una partita dell’allora Trofeo Propaganda, di vedere chiusa una partita… in parità! E l’arbitro, Gianni Alberto, un amico che smise presto, quando portò il referto al Comitato Zonale (a quei tempi in Partenope), prese una clamorosa lavata di testa dal grande Gigino Ciampaglia.
Era normale vedere gli arbitri di Serie A aiutare i colleghi più giovani, e di conseguenza anche i giocatori e gli allenatori. Dirigevano le partite con grande impegno e seria volontà formativa verso tutto il movimento.

La mia prima partita con una squadra nazionale fu arbitrata da Costas Rigas, grande fischietto greco, che oggi è l’attuale Commisioner per l’Eurolega. Rigas era venuto al seguito della nazionale Under 17 per allenarsi in vista dei mondiali. Eravamo a metà luglio in un’assolata palestra di Monza.

In un torneo in Olanda con una squadra di diciassettenni (una squadra ricca di talento, e cito Marconato, Galanda, Scarone giusto per fare qualche nome), ci accompagnò Alessandro Teofili, che si unì a noi come uno scolaretto, aiutandoci a fare crescere i ragazzi giorno dopo giorno.

In serie A ho esordito con Fiorito e Martolini, diversi ma sempre capaci di farsi rispettare senza urlare. Alla fine della partita (vincemmo a Treviso, per la cronaca), furono pieni di consigli per un giovane catapultato in A1.

In Grecia vincemmo un Europeo davanti a 5000 persone con due ottimi arbitri, Jones ed un giovanissimo Araujo (che poi arrivò ai massimi livelli mondiali). Nonostante la baraonda generale, i due arbitri furono capaci di chiudere la partita senza farsi travolgere dall’isteria collettiva (e chi vuol gustarsi la chicca può trovare il video sulla mia bacheca http://youtu.be/Bu_JShL0V_0).

Erano i tempi in cui Ninì Ardito spiegava pallacanestro in Italia (attenzione, ho detto Pallacanestro, non teoria politica!!!). Solo a quelli più bravi cominciava a parlare di vantaggio o svantaggio. Oggi resto sgomento quando incontro giovani arbitri che rispondono con maleducazione e supponenza, spesso non conoscono neanche la tecnica e si trincerano dietro al “regolamento”.

Sarà il segno dei tempi, e succede un po’ anche con i miei ragazzi, ma io che sono tornato ad allenare dopo anni di teoria, provo a dare loro tutto. Provo a dare tutto utilizzando ciò che conosco, spesso con durezza ma senza paura di perdere qualcuno. Le regole devono essere chiare: si deve saper essere genitori e non fratelli, sapersi far carico del proprio ruolo.