Trovo una mia nota del 2011 penso sia ancora molto attuale
Era normale vedere gli arbitri di Serie A aiutare i colleghi più giovani, e di conseguenza anche i giocatori e gli allenatori. Dirigevano le partite con grande impegno e seria volontà formativa verso tutto il movimento.
La mia prima partita con una squadra nazionale fu arbitrata da Costas Rigas, grande fischietto greco, che oggi è l’attuale Commisioner per l’Eurolega. Rigas era venuto al seguito della nazionale Under 17 per allenarsi in vista dei mondiali. Eravamo a metà luglio in un’assolata palestra di Monza.
In un torneo in Olanda con una squadra di diciassettenni (una squadra ricca di talento, e cito Marconato, Galanda, Scarone giusto per fare qualche nome), ci accompagnò Alessandro Teofili, che si unì a noi come uno scolaretto, aiutandoci a fare crescere i ragazzi giorno dopo giorno.
In serie A ho esordito con Fiorito e Martolini, diversi ma sempre capaci di farsi rispettare senza urlare. Alla fine della partita (vincemmo a Treviso, per la cronaca), furono pieni di consigli per un giovane catapultato in A1.
In Grecia vincemmo un Europeo davanti a 5000 persone con due ottimi arbitri, Jones ed un giovanissimo Araujo (che poi arrivò ai massimi livelli mondiali). Nonostante la baraonda generale, i due arbitri furono capaci di chiudere la partita senza farsi travolgere dall’isteria collettiva (e chi vuol gustarsi la chicca può trovare il video sulla mia bacheca http://youtu.be/Bu_JShL0V_0).
Erano i tempi in cui Ninì Ardito spiegava pallacanestro in Italia (attenzione, ho detto Pallacanestro, non teoria politica!!!). Solo a quelli più bravi cominciava a parlare di vantaggio o svantaggio. Oggi resto sgomento quando incontro giovani arbitri che rispondono con maleducazione e supponenza, spesso non conoscono neanche la tecnica e si trincerano dietro al “regolamento”.
Sarà il segno dei tempi, e succede un po’ anche con i miei ragazzi, ma io che sono tornato ad allenare dopo anni di teoria, provo a dare loro tutto. Provo a dare tutto utilizzando ciò che conosco, spesso con durezza ma senza paura di perdere qualcuno. Le regole devono essere chiare: si deve saper essere genitori e non fratelli, sapersi far carico del proprio ruolo.




