Tra le tante chiacchiere al vento che si fanno sul basket e sullo sport in genere, una che mi fa incazzare è quella sulla mancanza di istruttori e sulla formazione.
Io con i miei 65 anni posso dire di averle vissute tutte: dalla ricerca spasmodica di aggiornamenti, i mitici quaderni del CAF, ai clinic annuali con gli allenatori USA, ai corsi CNAG, alle mille opportunità cercate e offerte che ho potuto vivere. Al giorno d’oggi i giovani hanno format di istruzione straordinaria, che noi non potevamo sognarci e, se vogliono, sul web trovano di tutto.
Quali le grandi differenze? Le prospettive di lavoro, oggi pressoché nulle. La possibilità di andare a bottega da un maestro, io ne ho avute tantissime, le ho cercate e vissute con entusiasmo. Oggi le possibilità sono diminuite per due motivi: chi può e vuole andare a bottega solo per imparare, scambiare la propria collaborazione per apprendere? Ma anche quanti sono disposti ad insegnare ad un giovane?
A Napoli lanciammo un progetto in cui sono cresciuti tanti giovani e bravi allenatori, abbiamo proseguito anche senza la serie A, oggi è più difficile, le risorse e le strutture non ci sono ma è anche più difficile trovare chi è disposto a sacrificarsi. Quelli bravi dopo qualche anno rinunciano, come tanti giocatori, coscienti che non c’è futuro, iniziano a lavorare e allenano per hobby.
A Napoli i cinque principali centri minibasket lavorano solo per le quote, spesso istruttori scarsi e mal pagati, ragazzi bloccati perché perderli vuol dire perdere una quota.
I migliori istruttori devono accettare di lavorare sulla quantità perché fare qualità comporta spese, meglio tenerli tutti mediocri ed occuparli con feste e gemellaggi, ormai si diventa operatori turistici.
Poi arrivano le fantomatiche Academy, dove ci si sposta a partire dai 13/14 anni “per fare una esperienza”, in situazioni a volte imbarazzanti, con istruttori mal pagati ed alle prime armi. Si pagano rette mensili folli per una qualità mediocre e, soprattutto, ci vanno tutti, anche ragazzi che nulla possono sperare dal basket!
Quando sono più grandi arrivano pseudo procuratori che pur di guadagnare 100€ (ci è successo quest’anno) prospettano l’impossibile. A volte si riesce a stopparli, altre volte, purtroppo, si deve lasciarli naufragare! Una delle più belle soddisfazioni l’ho avuta qualche anno fa quando un mio ex giocatore con il padre, incontrati da avversari, vennero da me e dissero: “Coach, aveva ragione lei non dovevamo andare via così presto!”
I giovani allenatori puntano presto alle prime squadra, diventano specialisti video, passano le notti a scoutizzare avversari, la loro preparazione si ferma lì. Lentamente scalano la gerarchia ed arrivano al comando. Difficile che gli venga data l’opportunità di imparare ad insegnare. Spesso lavorano con bravi coach che, come loro, hanno sempre allenato squadre seniores. Eppure il bagaglio di conoscenze è più che buono, ma ad allenare i giovani non li si lascia. Ricordo che per decenni era d’obbligo allenare squadre giovanili oltre che fare gli assistenti, oggi con i ritmi delle prime squadre diventa quasi impossibile!
In questo momento, con Vivi Basket, viviamo una nuova realtà in cui, con gli amici di Cercola, proviamo a fare crescere ragazzi interessanti senza mai dimenticare il saper essere, il senso di realtà è di responsabilità. Non è facile: vorremmo avere con tutti un rapporto aperto, l’obiettivo è la loro crescita. Vorremmo avere al nostro fianco chi crede nelle persone, ancor prima della tecnica e dei risultati.
Ciò di cui sono più fiero è ciò che sono diventati i miei giocatori, in campo e fuori, gli allenatori a cui ho provato a trasmettere ciò che la mia famiglia ed i miei maestri hanno insegnato.
Ciò che mi fa rabbia è vedere che tanti potrebbero fare qualcosa di concreto invece preferiscono parlare senza conoscere o, ancora peggio, vivere di apparenze, di futili successi, ignorando i segnali di crisi che tutti viviamo.
Il passato è importante per disegnare il futuro, la società, il basket, i ragazzi sono cambiati, ma i principi sono gli stessi.
Io continuo a crederci ma mi sento sempre più una mosca bianca.
P.s. Cercando un’immagine per questa nota mi sono imbattuto in una sequela di dichiarazioni di intenti sul basket a Napoli e sul Mario Argento veramente imbarazzanti. Con un po’ di tempo farò una bella ricostruzione. Come diceva il professore Salerno, meglio 20 mini impianti in cui far crescere i ragazzi. Ma oggi anche questo è impossibile meglio una quota in più.
E parlo di quote fini a se stesse, dove non si insegna nulla e ci si guarda bene dal fare agonismo. Perché con le quote nell’agonismo non si fa nulla, mi vien da ridere a chi discetta su sistema meritocratico UK e CONI… è come parlare di NASA e aquiloni.
Il CONI può e deve far meglio ma senza una struttura scolastica seria, molto meglio questo sistema!





Gemellaggi e feste per i bambini, ma fatti bene, sono sempre meglio delle insulse file per insegnare il terzo tempo agli spermatozoi.
Con affetto
Cesare
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Cesare hai detto giusto: fatti bene… dopo 5/6 anni devono sapersi muovere e utilizzare l’attrezzo rotondo ! E non fare le guide turistiche!
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Gli operatori turistici delle palestre (ma dove sono le palestre? Possibile che non siamo in grado di fare una rivoluzione per il diritto allo sport?) andrebbero ringraziati da genitori e da questa scialba e piatta società perchè, attraverso giusti gemellaggi ed opportune feste, essi fanno fare esperienze significative ai bambini, fondamentali per la crescita della loro personalità. Di contro, coloro che non fanno queste cose per i bambini, andrebbero allontanati per sempre da essi poiche, oltre ad ammazzare la loro motricità, ammazzano soprattutto le coscienze e le intelligenze dei poveri malcapitati sotto il loro dominio.
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