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Ecco perché lo sport è pericoloso (da un testo di Mauro Berruto)

Si intitola “Ecco perché la pallavolo è lo sport più pericoloso che esista” un post pubblicato su eticamente.net (in fondo c’è il link diretto all’articolo) e ho trovato stimolante e utile ciò che dice Mauro Berruto, l’allenatore della nazionale italiana di pallavolo maschile (è pubblicato in ‘Sogni di gloria. Genitori, figli e tutti gli sport del momento’, per la collana “Save the parents”, Scuola Holden, edito da Feltrinelli). Il ct azzurro fa riflettere con una metafora sull’individualismo portato ormai all’esasperazione, il “vincere a tutti i costi” che conta più della condivisione e della partecipazione. Perciò lo sport (in particolare quello di squadra, come la pallavolo o tanti altri) è pericoloso, perché può far nascere unione, condivisione, affiatamento.

«Mi rivolgo a voi in quanto esseri adulti, razionali e con la testa ben piantata sulle spalle – scrive Mauro Berrutocommissario tecnico della nazionale italiana di pallavolo maschile – preferisco essere proprio io a dirvelo, con cognizione di causa e prima che lo scopriate sulla vostra pelle: la pallavolo è lo sport più pericoloso che esista. Vi hanno ingannato per anni con la storia della rete, della mancanza di contatto fisico, del fair play.

Ci siamo cascati tutti, io per primo, il rischio è molto più profondo subdolo. Prima di tutto questa cosa del passaggio: in un mondo dove il campione è colui che risolve le partite da solo, la pallavolo, cosa si inventa? Se uno ferma la palla o cerca di controllarla toccandola due volte consecutivamente, l’arbitro fischia il fallo e gli avversari fanno il punto.

Diabolico ed antistorico: il passaggio come gesto obbligatorio per regolamento in un mondo che insegna a tenersi strette le proprie cose, i propri privilegi, i propri sogni, i propri obiettivi. (…) Accidenti, ci mettiamo tanto ad insegnare ai nostri figli di girare al largo da certa gentaglia, a cibarsi di individualismo, a tenersi distanti da quelli un po’ troppo diversi e poi li vediamo tutti ammassati in pochi metri quadrati, a dover muoversi in maniera dannatamente sincronica, rispettando ruoli precisi, addirittura (orrore) scambiandosi un “cinque” in continuazione.

Non c’è nessuno che può schiacciare se non c’è un altro che alzanessuno che può alzare se non c’è un altro che ha ricevuto la battuta avversaria.

Una fastidiosa interdipendenza che tanto è fondamentale per lo sviluppo del gioco che rappresenta una perfetta antitesi del concetto con cui noi siamo cresciuti e che si fondava sulla legge: “La palla è mia e qui non gioca più nessuno”. (…) Insomma questa pallavolo dove la squadra conta cento volte più del singolo, dove i propri sogni individuali non possono essere realizzati se non attraverso la squadra, dove sei chiamato a rimettere in gioco sempre ed inevitabilmente quello che hai fatto, diciamocelo chiaramenteè uno sport da sovversivi!
Potrebbe far crescere migliaia di ragazzi e ragazze che credono nella forza e nella bellezza della squadra, del collettivo e della comunità. Non vorrete correre questo rischio, vero? Anche perché, vi avviso, se deciderete di farlo, non tornerete più indietro».

Mauro Berruto
Commissario Tecnico della nazionale maschile di pallavolo

(Testo pubblicato sul volume ‘Sogni di gloria. Genitori, figli e tutti gli sport del momento’ della collana ‘Save the parents’ di Scuola Holden edito da Feltrinelli)

http://www.eticamente.net/38296/pallavolo-sport-pericoloso-ecco-perche.html

e qui il link della collana Feltrinelli:

http://www.scuolaholden.it/produzioni-holden/progetti-editoriali/save-the-parents/

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