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Carlo Della Valle, essere padre.

Nella mia quotidiana review dei Social e della stampa mi sono imbattuto in una lunga e bella intervista di Fabrizio Provera a Carlo ed Amedeo della Valle su DailyBasket.

Conosco Carlo dal 1977, lo incontrammo ad un torneo a Vasto, l’ho avuto in Nazionale nella Tournée in Cina nel 1985, per poi ritrovarlo papà di Amedeo.

Erano le Finali Nazionali Under 15 del 2008, ci trovammo a parlare di Amedeo e di tutto il gruppo con cui giocava. Qualche anno dopo mi chiamò per avere notizie delle modalità per prendere contatto con i college, visto che Gaetano Spera, coetaneo di Amedeo, era approdato a St. Peters College.

Carlo ha qualche cosa in comune con me, nell’educazione familiare, nella sua esperienza di vita vedo tante cose simili alla mia. Sempre disponibile, cortese e concreto nel suo parlare e fare. 

Da questa intervista ho estratto due pezzi in cui Carlo parla del rapporto padre – figlio, che trovo estremamente significativi, da rifletterci sopra!

“….Noi gente di Langa siamo creativi, diffidenti, caratteriali. Però, basti pensare a quante persone hanno avuto successo nel mondo partendo da qui, abbiamo una visione e una determinazione ferree. Del resto noi non siamo piemontesi, siamo gente di Langa.. Chi mi chiamò per primo il Marchese? Fu una cosa sempre di Dido, la mia famiglia aveva uno stemma nobiliare. Ma sai, ho una tale leggerezza interiore nel vivere le cose, la capacità di non prendermi troppo sul serio, ma anche quella di decidere cosa conta o no. Vengo da una famiglia dove mio padre era medico, mia madre era medico, mio fratello è medico. Sembrava un miracolo che io facessi altro. Però questo mio carattere diverso non è mai stato contrastato: solo, mi hanno sempre insegnato a fare bene tutto quello che decidessi di fare. Una leggerezza che ho trasmesso ad Amedeo, ho voluto che lui fosse libero, poi l’ho allenato quand’era bambino, poi siamo andati a vedere le prime partite. Ma tutto molto light. Non ci è mai importato che diventasse un campione, ad Amedeo è interessato il percorso. Lui  viene da una famiglia agiata e deve confrontarsi col mondo. Io vengo da un’educazione severa ma molto formativa, lui ha potuto scegliere- volta per volta- cosa avrebbe fatto. Essere mio figlio può essere stato un handicap per lui, specie a causa di alcune malelingue. Amedeo ha imparato che se vuoi ottenere dei risultati devi fare dei sacrifici; per lui il basket è sempre stato determinazione e impegno. Gli abbiamo sempre detto ‘possiamo accettare che tu sia il giocatore più scarso della squadra. Non possiamo accettare che tu non dia il massimo’. Questa è l’impostazione cui Amedeo è sempre stato abituato. Ci sono genitori che per i figli fanno molto in modo materiale, chi lo fa in altro modo. La cosa migliore che penso di poter fare per Amedeo è dargli delle qualità per affrontare al meglio la vita: se scendi in campo dando il massimo, magari non vinci, però difficilmente perdi. Ecco cosa vorrei trasmettergli. Cerco insomma di contaminarlo con la leggerezza che avevo io alla sua età. […] 

Sai, un padre dev’essere sempre vicino a suo figlio nel modo migliore. Io sono sempre andato controcorrente, e spiego ad Amedeo che la gente vede di continuo le stesse soluzioni, che spesso possono essere giuste ma non le migliori. Lo esorto ad avere sempre un senso critico personale, ed è una cosa che gli riesce bene. Se sei pronto a cambiare, a percepire, allora puoi sempre crescere. Ed in questo lui è avanti anni luce, capace di adattarsi alle situazioni con una determinazione assai rara. Amedeo non è un bianco esplosivo, è un ragazzo come mille altri: eppure scelse Ohio State, un posto dove giocano atleti di colore estremamente fisici. Eppure ha vinto quella sfida, anche giocando poco, perché quando era chiamato si faceva trovare pronto. Poi sai, nella vita può accadere di tutto.”

Carlo e Amedeo Della Valle. Il marchese ‘beat’ e il marchesino che sprizza Leggerezza di Fabrizio Provera