Ho iniziato nel 1973, per avere l’omologazione del magico campo pentagonale dei gesuiti a via Petrarca.
La mia fissazione per allenare nacque dopo una partita juniores al Mario Argento, si giocava in anteprima alla serie A. Con l’Oriens perdemmo contro la Partenope di Pasquale Errico, uscendo dal campo Meneghin ed Ossola mi dissero “Non sempre si può vincere…!’ Avevamo perso di 70 con quattro dei migliori che non erano venuti a giocare per non fare brutta figura! Ero arrabbiato ma pensai “Un giorno allenerò Varese in serie A!”
Mi accompagnarono in quei primi allenamenti, Roberto Testa ed Enzo Romano. Coinvolgemmo i ragazzi della CIDROS, la squadra oggi potrebbe governare la città per la carriera fatta da quei ragazzi.
La prima partita fu con una squadra della Partenope, per i Giochi della Gioventù, il nostro pubblico urlava “Difesa, difesa”, lo avevo letto su di un libro che i tifosi dei Boston Celtics facevano così, vincemmo la prima per poi perdere la seconda. Arbitravano Nando Giordano e Gianni Montella.
Proseguimmo con la prima divisione, il Napolis San Luigi, anche lì tanti illustri professionisti di oggi, ed una squadra giovanile. Tanti allenamenti con le nostre ragazze a gelare per guardare l’allenamento.

Mi chiamò Josè Petoia per allenare la prima divisione dell’Alisud, il mio primo stipendio, 80 mila lire!
Nel frattempo continuavo a studiare e nei corridoi del Politecnico incontrai Nando Giordano che mi propose di andare in Partenope come assistente di Salvatore Furnari. Una squadra mitica, gli juniores 1958-1959, esordio a Torre del Greco in una partita burrascosa in cui Fausto Silvetti tirò una scarpa a Gigi Tucci…
A giugno andai con Walter Cecere a Vasto un magico Torneo Allievi nazionale, incontrai Ettore Messina, una amicizia che tuttora è tra le mie più care, Santi Puglisi, mio mentore al SSN, Guglielmo Roggiani, tra i giocatori Carlo Della Valle, Lovatti, Lamperti e tanti altri. Aldo Giordani definì il nostro Alfio Romito, il nuovo Meneghin.

La stagione successiva il professore mi chiese di occuparmi del Mini Basket e della squadra B dei nati nel 1963. “Roberto sono la squadra dei raccomandati non li possiamo mandare via, devi farli migliorare e giocare”. Il migliore era figlio un cugino di mamma ed urlava come un ossesso! E lì ci fu il mio primo scontro genitoriale…
Con il professore iniziai a collaborare con la commissione attività giovanile mettendo in piedi gli Stage per istruttori del Settore Giovanile, forse la più grande iniziativa di formazione della FIP.
Proseguii in Partenope per tanti anni, passando al Napoli Basket di Nicola De Piano. Tanti ragazzi, tante finali perse all’ultimo sprint, due i ricordi: la sconfitta al supplementare con il Banco Roma cadetti a Nocera, 1963/64, dopo un supplementare, e quella juniores a Formia con il Brindisi di Pentassuglia. A quei tempi andavano solo otto squadre alle finali nazionali, Brindisi e Roma ci sopravanzavano sempre.

Il lavoro da assistente con Toth, Marchionetti, Taurisano, Zorzi, Pentassuglia, Novosel con l’inframezzo da capo allenatore con la Mulat in A1. Una stagione negativa ma un grande presidente che mi affidò la squadra ed un contratto di tre anni “non preoccuparti. Arriviamo in fondo!”

L’anno successivo ripresi il mio posto al fianco del Tau come suo assistente.
Mal 1979 l’inizio del lavoro con il SSN nei centri di selezione nazionale, il sogno dell’essere l’assistente in nazionale A a Valerio Bianchini nel viaggio in Cina nel 1985.
Tutti questi maestri mi hanno insegnato la responsabilità verso il mio lavoro ed i ragazzi. E nel giugno 1989, dopo la straordinaria esperienza con Mirko Novosel, arrivò la chiamata di Cesare Rubini per il Settore Squadra Nazionali, eravamo a Zagabria agli Europei.
Partii subito come assistente di Mario Blasone e poi da capo al Torneo dell’Amicizia a Venezia. Il capitano era Lupo Portaluppi e con la Turchia, in diretta TV, si fece male Picchio Abbio, portato via con una mini ambulanza su motoscafo…

Da allora una lunga cavalcata per 7 anni, esperienze indimenticabili da Assistente e da capo allenatore, tante vittorie che mi resteranno nel cuore.

Ho allenato i migliori giocatori dell’età d’oro del nostro basket, ormai hanno smesso quasi tutti. Molti sono dirigenti, altri allenatori o commentatori televisivi. Con molti mantengo un rapporto speciale.

Tanti gli episodi, uno particolare. Incontro l’unico giocatore che mi rispose malamente ed io misi fuori squadra per i campionati europei. Una persona tenace che si è costruita una carriera pur avendo un fisico normale, il suo talento era “la voglia di arrivare “. Parlando mi chiese scusa per quel l’episodio, erano passati 15 anni!
Terminai amaramente la mia esperienza con le nazionali con un sesto posto, sfortunatissimo, le Final Four sfuggite per due partite perse al supplementare. Prima di partire ero stato confermato ma il risultato fece cambiare idea e mi ritrovai a casa.

Un periodo difficile della mia vita ma i Clinic in giro per il mondo che il grande Cesare Rubini mi faceva fare mi davano forza. Ero in Uruguay quando arrivò la telefonata di Giorgio Montano che mi propose di andare ad allenare a Fabriano. Accettai con entusiasmo e riuscimmo a risollevarci raggiungendo i Play Off.
Fui riconfermato e costruimmo una squadra interessante con un mix di giovani e giocatori esperti il problema che minò quella stagione furono gli USA. Provammo un giocatore che avevo giocato in Svizzera, Brewer, ma ero indeciso fu un grave errore, con la sua voglia di emergere fu uno dei migliori in A2. Nel frattempo arrivò John Turner, continuammo la ricerca, tra gli altri ci proposero Jeff Mcinnis, ex NBA, con referenze non proprio perfette. Cercai coach Dean Smith, che avevo conosciuto nel 1989, parlai con la sua segretaria lasciando la notizia, dubitavo mi richiamasse. Ma, mentre andavo in palestra per giocare la prima gara di Coppa Italia con il Pistoia di Cesare Pancotto, squillò il telefono… era coach Smith in persona!
Dopo la sorpresa riuscii a parlare e lasciai perdere per le notizie che mi diede. Prendemmo un americano a gettone in attesa dei tagli dell’NBA. Ci fu poi proposto Ryan Lorthridge, ottimo giocatore ma un lazzarone, come avrebbe detto Taurisano. Io proponevo Jerome Allen, allora sconosciuto in Italia. Purtroppo l’intervento di un importante manager e di un coach convinsero il presidente a ingaggiare Ryan. Dal primo giorno mostrò tutto il suo repertorio in campo e fuori. Capace di gesti tecnici sopraffini ma anche pigro e lavativo come pochi. Fuori del campo un disastro e ben presto ci entrai in conflitto. Mi trovai un’intera tribuna con gli ultrà diretti da un nostro junior, si allenava con noi in settimana e ci insultava dalla tribuna la domenica, che mi contestava. Si giocava con Sassari, perdemmo ed alla fine posi l’alternativa, o io o lui. Chiaramente la scelta fu la sua conferma, anche se dopo tre settimane fu mandato via per un grave comportamento fuori del campo.
Quel periodo mi portò a non pochi problemi di stress che mi fecero comprendere che forse dovevo fare un passo indietro. Ebbi un contatto con Lugano per allenare, rinunciai, e me ne pento, sarebbe stata una esperienza di vita interessante, al mio posto andò Zare Markowski.
Iniziai un nuovo lavoro a Napoli con i giovani, con gli amici Del Franco, Laforgia, Abate, Gallo, D’Auria e Bobbio fondammo la Scuola Basket Napoli era il 1998. Nella primavera 1999 mi chiamarono per subentrare proprio all’allenatore che aveva suggerito Lorthridge a Fabriano. Ci provarono sia amici procuratori che il presidente della società. Io preferii rinunciare per continuare il lavoro con i ragazzi e perché non mi vedevo in quella realtà. La squadra vinse il campionato ma credo che la scelta fatta fu quella giusta.
Quell’estate grazie a Sandro di Falco
concludemmo l’accordo che mi portò in Partenope. Iniziò un periodo bellissimo in cui mi occupai non solo di basket ma di tutto il movimento della Polisportiva in due anni triplicammo gli iscritti e rilanciammo la Partenope. Anche il basket prese nuova linfa e crescemmo tanti ragazzi iniziando a lanciarli in prima squadra.
Nel 2004 fui chiamato a dirigere il Corso Allenatore Nazionale ed a rappresentare gli allenatori in Consiglio Federale, un’esperienza interessante.
La mia lezione al corso allenatore nazionale “Allenare”
Nel 2005 Pino Sacripanti, in trattativa con il Napoli Basket mi chiese se volevo collaborare con lui, pur non potendo chiudere il suo contratto mi mise in contatto con Pierfrancesco Betti ed iniziammo a lavorare sul Progetto Vivi Basket.
Il primo anno fu difficile ma a luglio presentai Marco Aloi a Betti e iniziò una collaborazione che si rivelò estremamente proficua per il basket Napoletano. Purtroppo non sapevamo che dietro ai successi c’erano già un mare di problemi che portarono al fallimento della società ed a rovinare tante persone.
Ci ritrovammo nel 2008 da soli nel PalaBarbuto a portare avanti l’attività e Vivi Basket divenne la fiammella che tenne vivo il basket in città.
Il resto è storia recente, abbiamo continuato a lottare per fare basket di livello è rappresentare la città nel miglior modo possibile. Dal 2010 abbiamo iniziato a collaborare nel Progetto Polisportiva coinvolgendo centinaia di ragazzi.

39 nostri atleti ed allenatori ci rappresentano in Italia, tanti hanno vestito la maglia azzurra, tantissimi si sono laureati diventando ottimi professionisti e dimostrando che scuola e sport si conciliano perfettamente.
Io continuo ad allenare, dando il 100% ogni giorno, sono esigente, duro con i ragazzi chiedendo di dare il massimo. È bello ricevere tanto affetto da loro e da chi li ha preceduti, è duro lottare in una realtà in cui lo sport è vissuto più come apparenza che come cultura.

Ma fino a che ne avrò la forza io combatterò con al mio fianco Peppe, Fabio e tutti i ragazzi che collaborano con noi.
Vivi Basket!
