Giovani atleti ed istruttori

Tra le tante chiacchiere al vento che si fanno sul basket e sullo sport in genere, una che mi fa incazzare è quella sulla mancanza di istruttori e sulla formazione.

Io con i miei 65 anni posso dire di averle vissute tutte: dalla ricerca spasmodica di aggiornamenti, i mitici quaderni del CAF, ai clinic annuali con gli allenatori USA, ai corsi CNAG, alle mille opportunità cercate e offerte che ho potuto vivere. Al giorno d’oggi i giovani hanno format di istruzione straordinaria, che noi non potevamo sognarci e, se vogliono, sul web trovano di tutto.

Quali le grandi differenze? Le prospettive di lavoro, oggi pressoché nulle. La possibilità di andare a bottega da un maestro, io ne ho avute tantissime, le ho cercate e vissute con entusiasmo. Oggi le possibilità sono diminuite per due motivi: chi può e vuole andare a bottega solo per imparare, scambiare la propria collaborazione per apprendere? Ma anche quanti sono disposti ad insegnare ad un giovane?

A Napoli lanciammo un progetto in cui sono cresciuti tanti giovani e bravi allenatori, abbiamo proseguito anche senza la serie A, oggi è più difficile, le risorse e le strutture non ci sono ma è anche più difficile trovare chi è disposto a sacrificarsi. Quelli bravi dopo qualche anno rinunciano, come tanti giocatori, coscienti che non c’è futuro, iniziano a lavorare e allenano per hobby.

A Napoli i cinque principali centri minibasket lavorano solo per le quote, spesso istruttori scarsi e mal pagati, ragazzi bloccati perché perderli vuol dire perdere una quota.

I migliori istruttori devono accettare di lavorare sulla quantità perché fare qualità comporta spese, meglio tenerli tutti mediocri ed occuparli con feste e gemellaggi, ormai si diventa operatori turistici.

Poi arrivano le fantomatiche Academy, dove ci si sposta a partire dai 13/14 anni “per fare una esperienza”, in situazioni a volte imbarazzanti, con istruttori mal pagati ed alle prime armi. Si pagano rette mensili folli per una qualità mediocre e, soprattutto, ci vanno tutti, anche ragazzi che nulla possono sperare dal basket!

Quando sono più grandi arrivano pseudo procuratori che pur di guadagnare 100€ (ci è successo quest’anno) prospettano l’impossibile. A volte si riesce a stopparli, altre volte, purtroppo, si deve lasciarli naufragare! Una delle più belle soddisfazioni l’ho avuta qualche anno fa quando un mio ex giocatore con il padre, incontrati da avversari, vennero da me e dissero: “Coach, aveva ragione lei non dovevamo andare via così presto!”

I giovani allenatori puntano presto alle prime squadra, diventano specialisti video, passano le notti a scoutizzare avversari, la loro preparazione si ferma lì. Lentamente scalano la gerarchia ed arrivano al comando. Difficile che gli venga data l’opportunità di imparare ad insegnare. Spesso lavorano con bravi coach che, come loro, hanno sempre allenato squadre seniores. Eppure il bagaglio di conoscenze è più che buono, ma ad allenare i giovani non li si lascia. Ricordo che per decenni era d’obbligo allenare squadre giovanili oltre che fare gli assistenti, oggi con i ritmi delle prime squadre diventa quasi impossibile!

In questo momento, con Vivi Basket, viviamo una nuova realtà in cui, con gli amici di Cercola, proviamo a fare crescere ragazzi interessanti senza mai dimenticare il saper essere, il senso di realtà è di responsabilità. Non è facile: vorremmo avere con tutti un rapporto aperto, l’obiettivo è la loro crescita. Vorremmo avere al nostro fianco chi crede nelle persone, ancor prima della tecnica e dei risultati.

Ciò di cui sono più fiero è ciò che sono diventati i miei giocatori, in campo e fuori, gli allenatori a cui ho provato a trasmettere ciò che la mia famiglia ed i miei maestri hanno insegnato.

Ciò che mi fa rabbia è vedere che tanti potrebbero fare qualcosa di concreto invece preferiscono parlare senza conoscere o, ancora peggio, vivere di apparenze, di futili successi, ignorando i segnali di crisi che tutti viviamo.

Il passato è importante per disegnare il futuro, la società, il basket, i ragazzi sono cambiati, ma i principi sono gli stessi.

Io continuo a crederci ma mi sento sempre più una mosca bianca.

P.s. Cercando un’immagine per questa nota mi sono imbattuto in una sequela di dichiarazioni di intenti sul basket a Napoli e sul Mario Argento veramente imbarazzanti. Con un po’ di tempo farò una bella ricostruzione. Come diceva il professore Salerno, meglio 20 mini impianti in cui far crescere i ragazzi. Ma oggi anche questo è impossibile meglio una quota in più.

E parlo di quote fini a se stesse, dove non si insegna nulla e ci si guarda bene dal fare agonismo. Perché con le quote nell’agonismo non si fa nulla, mi vien da ridere a chi discetta su sistema meritocratico UK e CONI… è come parlare di NASA e aquiloni.

Il CONI può e deve far meglio ma senza una struttura scolastica seria, molto meglio questo sistema!

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Casa Infante, i miei gelati preferiti

Mi piace lo stile che Marco Infante ha dato a tutta la sua produzione, dai dolci ai gelati.

Per me Leopoldo era sinonimo di taralli ‘nzogna e pepe, poi il mio caro amico Peppe La Marca mi fece scoprire il ciambellone con le fragoline. A questo punto Leopoldo divenne un riferimento anche per i dolci. Chi ha fatto fare il salto in avanti è stato Marco Infante nipote di nonno Leopoldo. Con il progetto Casa Infante e l’apertura di più punti vendita in città ha lanciato la gelateria e tanti altri prodotti frutto di studio della tradizione ma presentati sempre in modo originale, una certezza: qualità e bontà.

Io adoro i gusti tradizionali ma provo i gusti nuovi proposti, hanno tutti la caratteristica di equilibrio e riconoscibilità dei componenti. Il mio preferito? Percoche al vino Bianco!

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Grazie Salvatore: Notizie che non vorresti ricevere

Sto per andare a letto e leggo un post di Ciccio, ma non ci faccio caso, dopo un po’ leggo un altro post e vado a vedere… resto senza parole!

Se la mia vita è cambiata con il basket lo devo a lui, Salvatore Furnari. Lo incontravo al Politecnico, me lo fece conoscere Nando Giordano. Un giorno, facendo fotocopie, mi chiese: “Vuoi venire ad allenare in Partenope?” No.n ci pensai un minuto e divenni il suo assistente con la più forte squadra junior di tutti i tempi: Pepe, Biondi, Prestisimone P., Biccardi, Bove, Mautone, Valentino, D’Orazio, Liguori M., Liguori G, Moschino, di Vincenzo, Coppola. Non fosse nata a Napoli sarebbe arrivata ai massimi livelli, siamo sul 195cm di media. Fantastici fisicamente, bravi tecnicamente, pieni di cazzimma! Il mio è sordio in panchina fu a Torre del Greco, al Liceo Tasso, clamoroso intermezzo con Fausto Silvetti che rincorreva Gigi Tucci con una scarpa. Quella squadra arrivò alle finali nazionali ma fu sperperata dallo “stranierismo ” napoletano.

Con Salvatore sono rimasto in contatto, veniva a Napoli per il suo lavoro al RINA. Vedevo lui così come Roby Boccia, che lo aveva ospitato nel suo periodo napoletano.

Un abbraccio Salvatore, ti voglio bene e grazie per avermi avviato sulla strada più bella del mondo!

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Notte di San Lorenzo, stelle cadenti e dolci ricordi

Il mio primo ricordo di una notte con il naso all’insù risale al 1974. Eravamo a Galaxidion in Grecia, su di una splendida terrazza, ospiti di una signora, compagna di un importante politico greco dei tempi. Invero non proprio un tipo raccomandabile… Avevamo accettato l’invito con piacere, l’unico problema fu che la mia ragazza si ritrovò con un improvviso e violento attacco febbrile. Ci fu poco da vedere le stelle, che pure cadevano in abbondanza, ma il ricordo è rimasto fisso in mente, una situazione tragicomica in una vacanza fantastica!

Un altro ricordo forte è legato a Carloforte. Ci andammo per caso poiché un’amica dovette rinunciare per un incidente dell’ultima ora del terribile pargolo. Partimmo in 5, con il mitico Peppe La Marca, due amiche ed una bimba. Una vacanza fantastica mare, cibo e cucina! Il 10 agosto decidemmo di fare una follia, cucinare un ragù napoletano! Un caldo esagerato ma la nostra bravura produsse una meraviglia. Dopo aver mangiato e bevuto alla grande prendemmo delle coperte e ci stendemmo sul prato, una notte senza luna ed una pioggia di stelle!

Il terzo ricordo è legato al mio amico Cesare Covino che per anni ha organizzato la Notte di San Lorenzo del basket ad Ischia. Si giocava a basket, poi pizza e birra e tutti stesi sul campo con il naso all’insù!

Stelle, desideri, dolci ricordi!

Un pomeriggio con la verità

Al Circolo Canottieri Napoli per la presentazione del libro di Maurizio Castagna “Montelepre Caput Mundi” interessantissimo libro frutto di una approfondita ricerca su uno dei più oscuri episodi della nostra. Una parabola sulla necessità di non accettare la storia senza riflettere e cercare di capire. Tutto ciò ben si adatta a noi tutti che viviamo aggrediti dalle fakenews, che troppo spesso accettiamo ciò che ci viene proposto senza spirito critico.

L’evento, organizzato da Alessandro Fattore, responsabile Marketing e Comunicazione di Sport Management, si è aperto con la presentazione di Gianlivio Fasciano, brillante avvocato e scrittore, entrambi amici baskettofili.

Il cammeo è stato l’intervento di Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, parole taglienti, chiarezza abbagliante come una giornata di sole in montagna: straordinario! Ho sempre stimato quest’uomo di legge, due anni fa, in occasione della presentazione del libro “La Camorra e le sue storie” parlando di Gomorra fu uno dei pochi che io abbia mai sentito parlare così chiaramente della necessità di dare alternative ai ragazzi, parlando della funzione centrale dello sport.

Franco Roberti, Gomorra e lo sport!

La chiusura è stata dell’autore che ha delineato il profilo concettuale della sua ricerca e del libro che ha prodotto.

Maurizio è stato mio compagno alle elementari, nuotatore di alto livello, sette titoli italiani ed una medaglia d’oro ai Giochi ai del Mediterraneo, un quarto posto nella Capri Napoli, poi allenatore di successo. Oggi è manager in una organizzazione che promuove lo sport e gestisce impianti sportivi, con progetti affascinanti che noi possiamo purtroppo solo sognare a Napoli.

Ma la ricerca storica è la sua passione, erano decenni che non ci incontravamo, ho trovato affascinante la sua presentazione.

In questo pomeriggio di incontri mio compagno è stato Gian Nicola De Simone, oggi ottimo avvocato, ma amico fedele e straordinario esperto di giocatori USA quando non esisteva Internet. Un nome su tutti: Jerome Allen, fu lui a scovarlo, tanti allenatori lo chiamavano per avere informazioni. Resta una persona meravigliosa.

Un abbraccio con Francesco Barra Caracciolo con divertenti ricordi delle scuole medie.

Chiudo con la citazione che apre il libro di Maurizio:

“La verità era uno specchio che cadendo si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo in esso la propria immagine credette di possedere l’intera verità.”

Jalal al-Din Rumi

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Acquavite di Albicocche del Vesuvio

E un mio ex giocatore ed oggi ottimo coach, mi manda un super prodotto di Maurizio Russo, viticoltore, fatto a Striano con le albicocche Pellecchiella del Vesuvio con distillazione a bagnomaria a vapore diretto, affinamento 6 mesi in acciaio e 2 anni in acciaio.

Cantine del Vesuvio

Marco Aloi, responsabile marketing della Legabasket

“LEGA BASKET: MARCO ALOI SARA’ IL NUOVO RESPONSABILE MARKETING

Sarà Marco Aloi il nuovo responsabile marketing della Lega Basket dopo il divorzio da Federico Zurleni. Il 45enne ex atleta (bronzo ai campionati italiani della 4×100 nel 1998) ha all’attivo una lunga esperienza operativa nel mondo del basket: Napoli, Avellino e Biella prima dello sbarco a Pesaro nel 2015.” Spicchi d’arancia

Luglio 2006, incontrai Marco a Fuorigrotta, mi portava una delle sue famose penne della Delta. Lo avevo conosciuto in Partenope, avevamo organizzato un meraviglioso Meeting di Atletica Leggera allo stadio Collana, erano gli anni del risorgimento Partenope con Sandro Di Falco, Vittorio Brun, Claudio Cicatiello e Sandro Gelormini. Un po’ per gioco gli dissi “perché non trovi lo sponsor per il Napoli Basket?” Il giorno dopo l’incontro con Pierfrancesco Betti e l’avventura ebbe inizio. Marco partì per le vacanze in Tunisia ma al telefono inizio a tessere le trame del miracolo che fece vivere a Napoli due anni di sogno.Al ritorno aveva due mega sponsor in mano, quando sembrava chiuso con il primo ELDO rilanciò e diede la più grande Sponsorship del basket Napoletano di tutti i tempi!Ma Marco è una macchina da guerra, coinvolse decine di grandi e piccoli sponsor, li mise in contatto tra di loro, offrendo un valore aggiunto alla loro presenza. Coinvolse di nuovo Carpisa ed MSC, che diventarono fondamentali nel Progetto. EasyJet, Harmont & Blaine, Fratelli La Bufala, Lete, GESAC, REEBOK e si potrebbe continuare a lungo.Il settore giovanile divenne parte importante del marketing con grandi ricadute sulla sua attività. Il Case history EasyJet viene ancora portato ad esempio. Vivi Basket nasce da quegli anni.Non si fermava mai e lottò fino in fondo nel 2008, aveva trovato già lo sponsor MSC, ma tutto finì, anche lui venne “truffato ” da quel crollo.Ma Marco ha dentro un’energia vitale incredibile e ripartì: Avellino, Biella, l’Academy di nuoto a Caserta e poi Pesaro.Nel 2009 eravamo riusciti a mettere insieme, in una Newco, gli sponsor napoletani per riportare il basket a Napoli. In una riunione a Piazza dei Martiri, c’erano tutti. Aniello Cesaro chiese 48 ore per confermare la sua presenza ma, purtroppo, rinunciò! Fu l’ultimo grande progetto che riuscì, anche se solo sulla carta, a coinvolgere l’imprenditoria napoletana nel rilancio del basket.Ma Marco, sempre con la sua splendida famiglia al seguito, ha continuato a portare energia al mondo dello sport ed oggi gli viene data la possibilità di lavorare ad altissimo livello per il basket italiano. Un’opportunità da non perdere per lui e per tutti noi che amiamo questo sport!Un abbraccio Marco, VIVI BASKET è con te!

Il mio allenare in questi anni

Ho iniziato nel 1973, per avere l’omologazione del magico campo pentagonale dei gesuiti a via Petrarca.

La mia fissazione per allenare nacque dopo una partita juniores al Mario Argento, si giocava in anteprima alla serie A. Con l’Oriens perdemmo contro la Partenope di Pasquale Errico, uscendo dal campo Meneghin ed Ossola mi dissero “Non sempre si può vincere…!’ Avevamo perso di 70 con quattro dei migliori che non erano venuti a giocare per non fare brutta figura! Ero arrabbiato ma pensai “Un giorno allenerò Varese in serie A!”

Mi accompagnarono in quei primi allenamenti, Roberto Testa ed Enzo Romano. Coinvolgemmo i ragazzi della CIDROS, la squadra oggi potrebbe governare la città per la carriera fatta da quei ragazzi.

La prima partita fu con una squadra della Partenope, per i Giochi della Gioventù, il nostro pubblico urlava “Difesa, difesa”, lo avevo letto su di un libro che i tifosi dei Boston Celtics facevano così, vincemmo la prima per poi perdere la seconda. Arbitravano Nando Giordano e Gianni Montella.

Proseguimmo con la prima divisione, il Napolis San Luigi, anche lì tanti illustri professionisti di oggi, ed una squadra giovanile. Tanti allenamenti con le nostre ragazze a gelare per guardare l’allenamento.

Mi chiamò Josè Petoia per allenare la prima divisione dell’Alisud, il mio primo stipendio, 80 mila lire!

Nel frattempo continuavo a studiare e nei corridoi del Politecnico incontrai Nando Giordano che mi propose di andare in Partenope come assistente di Salvatore Furnari. Una squadra mitica, gli juniores 1958-1959, esordio a Torre del Greco in una partita burrascosa in cui Fausto Silvetti tirò una scarpa a Gigi Tucci…

A giugno andai con Walter Cecere a Vasto un magico Torneo Allievi nazionale, incontrai Ettore Messina, una amicizia che tuttora è tra le mie più care, Santi Puglisi, mio mentore al SSN, Guglielmo Roggiani, tra i giocatori Carlo Della Valle, Lovatti, Lamperti e tanti altri. Aldo Giordani definì il nostro Alfio Romito, il nuovo Meneghin.

La stagione successiva il professore mi chiese di occuparmi del Mini Basket e della squadra B dei nati nel 1963. “Roberto sono la squadra dei raccomandati non li possiamo mandare via, devi farli migliorare e giocare”. Il migliore era figlio un cugino di mamma ed urlava come un ossesso! E lì ci fu il mio primo scontro genitoriale…

Con il professore iniziai a collaborare con la commissione attività giovanile mettendo in piedi gli Stage per istruttori del Settore Giovanile, forse la più grande iniziativa di formazione della FIP.

Proseguii in Partenope per tanti anni, passando al Napoli Basket di Nicola De Piano. Tanti ragazzi, tante finali perse all’ultimo sprint, due i ricordi: la sconfitta al supplementare con il Banco Roma cadetti a Nocera, 1963/64, dopo un supplementare, e quella juniores a Formia con il Brindisi di Pentassuglia. A quei tempi andavano solo otto squadre alle finali nazionali, Brindisi e Roma ci sopravanzavano sempre.

Il lavoro da assistente con Toth, Marchionetti, Taurisano, Zorzi, Pentassuglia, Novosel con l’inframezzo da capo allenatore con la Mulat in A1. Una stagione negativa ma un grande presidente che mi affidò la squadra ed un contratto di tre anni “non preoccuparti. Arriviamo in fondo!”

L’anno successivo ripresi il mio posto al fianco del Tau come suo assistente.

Mal 1979 l’inizio del lavoro con il SSN nei centri di selezione nazionale, il sogno dell’essere l’assistente in nazionale A a Valerio Bianchini nel viaggio in Cina nel 1985.

Tutti questi maestri mi hanno insegnato la responsabilità verso il mio lavoro ed i ragazzi. E nel giugno 1989, dopo la straordinaria esperienza con Mirko Novosel, arrivò la chiamata di Cesare Rubini per il Settore Squadra Nazionali, eravamo a Zagabria agli Europei. Partii subito come assistente di Mario Blasone e poi da capo al Torneo dell’Amicizia a Venezia. Il capitano era Lupo Portaluppi e con la Turchia, in diretta TV, si fece male Picchio Abbio, portato via con una mini ambulanza su motoscafo…

Da allora una lunga cavalcata per 7 anni, esperienze indimenticabili da Assistente e da capo allenatore, tante vittorie che mi resteranno nel cuore.

Ho allenato i migliori giocatori dell’età d’oro del nostro basket, ormai hanno smesso quasi tutti. Molti sono dirigenti, altri allenatori o commentatori televisivi. Con molti mantengo un rapporto speciale.

Tanti gli episodi, uno particolare. Incontro l’unico giocatore che mi rispose malamente ed io misi fuori squadra per i campionati europei. Una persona tenace che si è costruita una carriera pur avendo un fisico normale, il suo talento era “la voglia di arrivare “. Parlando mi chiese scusa per quel l’episodio, erano passati 15 anni!

Terminai amaramente la mia esperienza con le nazionali con un sesto posto, sfortunatissimo, le Final Four sfuggite per due partite perse al supplementare. Prima di partire ero stato confermato ma il risultato fece cambiare idea e mi ritrovai a casa.

Un periodo difficile della mia vita ma i Clinic in giro per il mondo che il grande Cesare Rubini mi faceva fare mi davano forza. Ero in Uruguay quando arrivò la telefonata di Giorgio Montano che mi propose di andare ad allenare a Fabriano. Accettai con entusiasmo e riuscimmo a risollevarci raggiungendo i Play Off.

Fui riconfermato e costruimmo una squadra interessante con un mix di giovani e giocatori esperti il problema che minò quella stagione furono gli USA. Provammo un giocatore che avevo giocato in Svizzera, Brewer, ma ero indeciso fu un grave errore, con la sua voglia di emergere fu uno dei migliori in A2. Nel frattempo arrivò John Turner, continuammo la ricerca, tra gli altri ci proposero Jeff Mcinnis, ex NBA, con referenze non proprio perfette. Cercai coach Dean Smith, che avevo conosciuto nel 1989, parlai con la sua segretaria lasciando la notizia, dubitavo mi richiamasse. Ma, mentre andavo in palestra per giocare la prima gara di Coppa Italia con il Pistoia di Cesare Pancotto, squillò il telefono… era coach Smith in persona!

Dopo la sorpresa riuscii a parlare e lasciai perdere per le notizie che mi diede. Prendemmo un americano a gettone in attesa dei tagli dell’NBA. Ci fu poi proposto Ryan Lorthridge, ottimo giocatore ma un lazzarone, come avrebbe detto Taurisano. Io proponevo Jerome Allen, allora sconosciuto in Italia. Purtroppo l’intervento di un importante manager e di un coach convinsero il presidente a ingaggiare Ryan. Dal primo giorno mostrò tutto il suo repertorio in campo e fuori. Capace di gesti tecnici sopraffini ma anche pigro e lavativo come pochi. Fuori del campo un disastro e ben presto ci entrai in conflitto. Mi trovai un’intera tribuna con gli ultrà diretti da un nostro junior, si allenava con noi in settimana e ci insultava dalla tribuna la domenica, che mi contestava. Si giocava con Sassari, perdemmo ed alla fine posi l’alternativa, o io o lui. Chiaramente la scelta fu la sua conferma, anche se dopo tre settimane fu mandato via per un grave comportamento fuori del campo.

Quel periodo mi portò a non pochi problemi di stress che mi fecero comprendere che forse dovevo fare un passo indietro. Ebbi un contatto con Lugano per allenare, rinunciai, e me ne pento, sarebbe stata una esperienza di vita interessante, al mio posto andò Zare Markowski.

Iniziai un nuovo lavoro a Napoli con i giovani, con gli amici Del Franco, Laforgia, Abate, Gallo, D’Auria e Bobbio fondammo la Scuola Basket Napoli era il 1998. Nella primavera 1999 mi chiamarono per subentrare proprio all’allenatore che aveva suggerito Lorthridge a Fabriano. Ci provarono sia amici procuratori che il presidente della società. Io preferii rinunciare per continuare il lavoro con i ragazzi e perché non mi vedevo in quella realtà. La squadra vinse il campionato ma credo che la scelta fatta fu quella giusta.

Quell’estate grazie a Sandro di Falco concludemmo l’accordo che mi portò in Partenope. Iniziò un periodo bellissimo in cui mi occupai non solo di basket ma di tutto il movimento della Polisportiva in due anni triplicammo gli iscritti e rilanciammo la Partenope. Anche il basket prese nuova linfa e crescemmo tanti ragazzi iniziando a lanciarli in prima squadra.

Nel 2004 fui chiamato a dirigere il Corso Allenatore Nazionale ed a rappresentare gli allenatori in Consiglio Federale, un’esperienza interessante.

La mia lezione al corso allenatore nazionale “Allenare”

Nel 2005 Pino Sacripanti, in trattativa con il Napoli Basket mi chiese se volevo collaborare con lui, pur non potendo chiudere il suo contratto mi mise in contatto con Pierfrancesco Betti ed iniziammo a lavorare sul Progetto Vivi Basket.

Il primo anno fu difficile ma a luglio presentai Marco Aloi a Betti e iniziò una collaborazione che si rivelò estremamente proficua per il basket Napoletano. Purtroppo non sapevamo che dietro ai successi c’erano già un mare di problemi che portarono al fallimento della società ed a rovinare tante persone.

Ci ritrovammo nel 2008 da soli nel PalaBarbuto a portare avanti l’attività e Vivi Basket divenne la fiammella che tenne vivo il basket in città.

Il resto è storia recente, abbiamo continuato a lottare per fare basket di livello è rappresentare la città nel miglior modo possibile. Dal 2010 abbiamo iniziato a collaborare nel Progetto Polisportiva coinvolgendo centinaia di ragazzi.

39 nostri atleti ed allenatori ci rappresentano in Italia, tanti hanno vestito la maglia azzurra, tantissimi si sono laureati diventando ottimi professionisti e dimostrando che scuola e sport si conciliano perfettamente.

Io continuo ad allenare, dando il 100% ogni giorno, sono esigente, duro con i ragazzi chiedendo di dare il massimo. È bello ricevere tanto affetto da loro e da chi li ha preceduti, è duro lottare in una realtà in cui lo sport è vissuto più come apparenza che come cultura.

Ma fino a che ne avrò la forza io combatterò con al mio fianco Peppe, Fabio e tutti i ragazzi che collaborano con noi.

Vivi Basket!

Ragù di Seppie con uva passita, pinoli, pomodorini del piennolo

È una mia interpretazione di un antico piatto napoletano, ritornatomi in mente dopo averlo gustato da Umberto a Mare a Forio d’Ischia.

  • Seppie
  • Uva passita e pinoli q.b.
  • Pomodorini gialli
  • Cipolla di Tropea
  • Aglio
  • Peperoncino
  • Olio
  • Sale
  • Zucchero

Preparo una base di cipolla ed aglio stufata lentamente con un mezzo peperoncino.Aggiungo l’uva passita (deve gonfiarsi) ed i pinoli.

Aggiungo le seppie tagliate a listarelle e le faccio cucinare lentamente, coperte, così vien fuori il liquido .

Quando inizia ad asciugare aggiungo i pomodorini tagliati a metà. Preferisco quelli gialli ma viene ottima anche con quelli rossi.

Faccio cuocere a lungo e poi regolo di sale ed aggiungo un pizzico di zucchero.

Mi piace cucinare nel cuoccio, ed accompagnarle in vario modo.

A volte la uso come base della pasta e patate!

Con la pasta

Con i taralli napoletani di Leopoldo

Con il Cous Cous

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Erri De Luca, Napoli e la qualità della vita

L’ho sfiorato nella mia infanzia, mi piace il suo essere diretto, concordo nel non comprendere i criteri con cui viene stilata questa graduatoria. Napoli è certamente ciò che descrive Erri ma, purtroppo, tanto altro di poco funzionale. Difficile avere risposte certe, un servizio pubblico inaffidabile, insomma non saremo al 107* posto su 110 ma vivere a Napoli è veramente scoraggiante. Da turisti si resta abbagliati, a lavorarci è quasi impossibile. Un’altra nota: tanti imprenditori puntano sull’immagine di Napoli ma si guardano bene ad investire nei veri problemi di Napoli, valutano molto più produttivo investire sull’apparenza che sul cambiare lo status quo!

“Ecco come Erri de Luca sintetizza mirabilmente il concetto:

“Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un “Ma faciteme ‘o piacere”.

Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.”