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È cos’e niente…

Pure questa è cos’e niente, è vero?

Eh… è sempre cos’e niente.

Tutte le situazioni così le abbiamo risolte: è cos’e niente… è cos’e niente…

Non teniamo che mangiare: è cos’e niente.

Ci manca il necessario: è cos’e niente.

‘U padrone muore e io perdo il posto: vabbuo’, è cos’e niente… è cos’e niente.

Ci negano il diritto della vita: è cos’e niente.

Ci tolgono l’aria: vabbuo’, e che vvuò fa’? E’ cos’e niente…

Sempre cos’e niente…

Quanto sei bella. Quanto eri bella. E guarda a me, guarda che so’ diventato. A furia di dicere “è cos’e niente” siamo diventati cos’e niente io e te.

Chi ruba lavoro è come se rubasse danaro. Ma se onestamente non si può vivere!?

Jamm’, di’: “E’ cos’e niente…” io sto aspettando. Di’: “E vabbuo’, è cos’e niente!”. Di’!

E non piangere, che fai piangi? E’ cos’è niente. E se io esco e accido a qualcuno… è cos’e niente. E se io impazzisco e mi portano al manicomio e la gente ti domanda: “Ma scusate, ma vostro marito, ma perché è impazzito?”

Tu devi rispondere: “Così… per niente”.

E’ cos’e niente. E’ niente.

Eduardo De Filippo, “Peppino Girella” (1963)

È cos’e niente

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