Facebook, l’italiano e la cultura dello sport

Divento matto davanti alla superficialità dello scrivere e del leggere. Sarà perché da sempre ho scritto bene, sono stato educato alla lettura dal mio maestro Lippa, alle scuole elementari, ho letto di tutto, da Salgari al Giovane Holden, da Garcia Lorca a Garcia Marquez, saggistica, gialli!
Ho abbandonato la scrittura per la pallacanestro ma, prima Rubini, con il libro che mi fece scrivere, poi Tommaso Biccardi, con le sue lezioni per preparare i miei interventi pubblici, mi hanno pian piano riavvicinato alla scrittura.
I social hanno fatto il resto. Prima i post sulla mia pagina, poi le note e quindi con il Blog, ho ripreso a scrivere. La mia educazione giovanile mi impedisce di scrivere cose senza senso, la mia amica Francesca mi aiuta, stimolandomi a fare ciò che, bontà sua, potrei fare meglio, e quindi pongo sempre più attenzione a ciò che leggo e scrivo.

Eppure questo utilizzo ingannevole del web e dei social sta prendendo il sopravvento. Si legge un mare di stupidaggini, di messaggi ingannevoli, di fanatismo bieco infarcito di luoghi comuni.
Ricordo le migliaia di post sui tifosi olandesi che devastarono Roma, mille sfaccettature di sottocultura, dimenticando cosa fosse successo in tante partite del campionato italiano.
Trovo un articolo sul “vincere” in cui non c’è una idea concreta, si riporta una serie di frasi senza senso logico, spesso in contraddizione tra di loro, e tutti a commentare, con insulsa saccenza, senza realmente leggere, perché, con un po’ dì attenzione, ci si renderebbe conto delle tesi poco attendibili. Troppo spesso ci si sofferma ad un titolo, a due parole e poi si parte esprimendo la propria idea, senza neanche leggere il contenuto dell’articolo.
Ricordo la polemica sulle dichiarazioni di Sacchi, è emblematica, io sono partito dai titoli sparati sul web e sui giornali, restando un po’ sorpreso perché non mi parevano da Sacchi. Poi mi sono trovato a leggere un articolo del Sole 24 ore in cui c’era una difesa a spada tratta di Arrigo Sacchi, con l’invito ad ascoltare l’intervista integrale. Sono andato sul sito de Il Tirreno ed ho ascoltato… C’è poco da dire, Sacchi ha fatto una stupidaggine, le parole sono molto chiare, poi si può dire ciò che si vuole per giustificarsi ma il senso delle sue frasi è quello riportato dai titoli dei giornali.
Il vero errore è sottovalutare ciò che si dice e si scrive, la cassa di risonanza mediatica è sempre più grande, non si può parlare a ruota libera.
Questa idea va tenuta presente sia nel leggere che nello scrivere, sia come uomini pubblici che come semplici osservatori, l’attenzione ai contenuti deve essere pari all’attenzione alla forma.

Lascia un commento